“Uguali”, il podcast di Roberto Saviano per ActionAid, è arrivato alla sua quarta e ultima puntata. La voce narrante di Saviano ci porta in Somalia e Somaliland, e ci racconta di cosa voglia dire – davvero – la fame, e come, anche grazie all’adozione a distanza di ActionAid, si può combattere e vincere.
L’adozione a distanza è come acqua fresca
In Somalia come in molti dei luoghi africani in cui ActionAid è presente, si parla spesso di migrazione ambientale. Un fenomeno peggiorato dai cambiamenti climatici che portano questa terra a subire lunghi periodi di siccità, e successivamente pericolose alluvioni. Chi ce la fa, scappa. Perché tutto questo si traduce in una sola parola: fame. La fame che porta via tutto, la fame che si patisce e in alcuni casi uccide.
In questo microcosmo la famiglia e i figli hanno un ruolo determinante: le figlie vengono date in sposa molto presto e la loro dote permette di portare cibo in famiglia, per quanto poco. I figli sono le braccia che aiutano i genitori con le fattorie, soprattutto quando diventano anziani. I metodi contraccettivi in questa parte di mondo non arrivano a tutti e quindi le famiglie sono sempre numerose. Dalla Somalia e dal Somaliland, la parte a nord che si è autoproclamata stato autonomo, ci arrivano le storie di Nimah e dei suoi 4 figli. Ne ha avuti 5, ma il quinto le è morto tra le braccia a causa della malnutrizione.
Che differenza può fare in questo scenario adottare un bambino a distanza? Nel modo in cui quei contributi vengono investiti, e cioè risolvendo le fondamenta del problema: per combattere fame, carestie, e disastri ambientali, occorre razionalizzare le risorse idriche, far sì che l’acqua non sia più un problema che spezza il cuore, ma diventi la soluzione.
I bambini: le vittime della fame
A soffrire del surriscaldamento sono 16 milioni di persone in Etiopia, Somalia e Kenya. Senza acqua significa senza cibo, significa aumento di aborti, e morte di donne in travaglio e neonati. Significa disperazione, che si traduce in violenza e sfruttamento, soprattutto di donne e bambine.
In Somaliland vive Omar, con sua moglie e i loro 10 figli. Avere acqua in casa per loro significava percorrere 10 km al giorno, 8 ore di cammino, per riempire le taniche necessarie a colmare due giorni di utilizzo. E poi partire di nuovo. Aggiustando la cisterna di Omar, ActionAid ha salvato la sua e altre tre famiglie dalla fame, permettendo alle fattorie di crescere e diventare fonte di sostentamento. Questa cisterna fa parte delle 6 aggiustate da ActionAid in Somaliland, insieme a 7 dighe costruite e 5 serbatoi dell’acqua piovana che lavorano per migliaia di persone.
Dati del 2018 riportano 82.752 persone aiutate da ActionAid in Somaliland contro la siccità. Tra queste c’è Sadia, 44 anni, che non ha mai potuto studiare un giorno della sua vita. ActionAid le ha prima insegnato a leggere e scrivere, poi a lavorare a fianco della comunità per apprendere al meglio le tecniche di allevamento e agricoltura. Lavorare sul benessere di tutti, in un unico grande “piano”, è l’obiettivo principale di ogni adozione a distanza, partendo dalle donne, il vero motore del cambiamento.
Cambiamento che è arrivato per Sadia, ma anche per Amina, sotto forma di 7600 metri di diga che attraversa tutto il distretto di Galoolay e le permette di coltivare la terra. In Somalia, il cambiamento si chiama Arabsiyo Intermediate School, l’unica scuola superiore pubblica di tutto il distretto di Gabiley, dove oggi arriva l’acqua corrente grazie ai 118 metri di tubature rese possibili dall’adozione a distanza di Actionaid.
Niente è irrisolvibile, ci raccontano queste storie. Ma c’è l’urgenza di agire, perché entro il 2050 la carenza d’acqua sarà un problema per una persona su quattro. Davanti a questo, dobbiamo ricordarlo in ogni istante, uomini, donne e bambini non sono “meno fortunati”, ma meritano di essere tutti uguali: noi, li stiamo aiutando a diventarlo.