Sono due storie molto diverse tra loro. La prima ha come protagonista un’adulta. La seconda quella che è poco più di una bambina. Entrambe raccontano le condizioni disumane in cui sono costrette a vivere le donne in Etiopia, uno dei Paesi del Terzo mondo.
Almaz Dilgeba
Ha 32 anni e 7 figli, 4 maschi e 3 femmine. Quando aveva 16 anni si è trasferita nel villaggio di Tach Wulo (distretto di Azernet). Lei e la sua famiglia hanno sempre lavorato come contadini. Ma in Etiopia una vita del genere non è per niente facile.
“La carenza d’acqua è sempre stata un problema nel nostro villaggio, dovendo percorrere molti chilometri e spesso anche alla sera, al buio, affrontiamo pericoli come per esempio essere aggrediti dalle iene”.
La mancanza di acqua non è l’unico problema. I suoi bambini si ammalano spesso, lei deve restare a casa ad accudirli, quindi non può né dare una mano nel lavoro nei campi né andare a scuola.
Tutti gli abitanti del villaggio di Tach Wulo si trovano nelle stesse condizioni di Almaz. Molti di loro non possiedono la terra che lavorano. Le piogge sono sempre scarse e il raccolto non è sufficiente per sfamare tutta la famiglia. Senza reddito non è possibile sostenere le spese mediche e scolastiche.
Leyla Hulchafo
Ha appena dieci anni e frequenta la quarta classe nella scuola primaria del villaggio Wullo. Ha quattro fratelli e due sorelle. Ma è lei che deve dare una mano in casa. Come capita a molte altre bambine che vivono in Africa, a lei spetta il compito di andare a prendere l’acqua.
“Di solito impiego un’ora per andare a prendere l’acqua, ma solo quando non c’è coda. Quando ci sono altre donne, spesso mi aggrediscono o mi mandano via perché arrivo nell’orario in cui c’è più ressa ma lo faccio perché voglio riuscire ad arrivare puntuale a scuola”.
Quando le altre donne la costringono ad andare via, Leyla raggiunge una fonte più lontana, a quattro ore di cammino. Come conseguenza arriva tardi a scuola quasi ogni giorno. Ed è così stanca che non riesce a concentrarsi sullo studio.
Queste due storie raccontano la condizione in cui sono costrette a vivere le donne in Etiopia. Ma è anche una condizione che può cambiare. Grazie all’adozione a distanza, ActionAid mette in atto programmi e iniziative specifiche che hanno lo scopo di migliore le condizioni di vita delle comunità più povere del mondo.