Quando si dice Africa, si pensa subito a problemi che appaiono insormontabili. Come la povertà, la fame, le malattie, l’analfabetismo, le disuguaglianze di genere, i diritti negati. C’è chi decide di non soccombere sotto di essi. Di combattere per una speranza. Proprio come queste tre donne. Ecco le loro storie.
1. Leonie
“Ho sempre coltivato un pezzo di terreno di mio padre, col quale riuscivamo a mantenere tutta la famiglia” racconta Leonie, 30 anni, che vive in Congo. “Quando papà è morto, sono iniziati i problemi. Sono rimasta senza niente e non sapevo più come dare da mangiare ai miei figli”.
Leonie era rimasta senza niente perché i suoi fratelli decisero di prendersi tutta la proprietà. A lei, in quanto donna, non toccava niente. Leonie sembrava condannata alla povertà estrema. Invece ha ricevuto l’assistenza legale necessaria per riottenere la sua terra. Adesso è una donna indipendente che sa quali sono i suoi diritti e come farli valere.
2. Tena
“Era mio marito che gestiva tutti i soldi e che si occupava di ogni decisione in famiglia. Non mi permetteva mai di dare un mio parere e decideva tutto da solo. Quindi, quando se n’è andato, ero disperata”.
Queste sono le parole di Tena, una donna liberiana di 25 anni, madre di due bambine. Per lei, essere lasciata dal marito, in un Paese dove alle donne sono negati tutti i diritti fondamentali, significava un futuro segnato dalla miseria.
Tena ha potuto seguire un corso di formazione. Che le ha permesso di imparare quali sono i suoi diritti e, soprattutto, un mestiere grazie al quale adesso guadagna i soldi per mantenere se stessa e le sue bambine.
“Adesso lavoro regolarmente e riesco a mandare a scuola le mie figlie. Ho anche costruito da sola una nuova piccola casa per me e le mie bambine!”
3. Coumba
Lei si chiama Coumba. È senegalese, ha 24 anni e due splendidi figli maschi. Da giovane, ha dovuto subire uno dei peggiori orrori che una donna possa mai sperimentare: le mutilazioni genitali femminili. È sopravvissuta quasi per miracolo, quindi sa bene cosa significhi provare quel dolore. Proprio per questo motivo, ha deciso di impegnarsi in prima persona.
“Insieme ad ActionAid, abbiamo organizzato corsi di formazione riguardo ai gravi rischi alla salute causati dalle mutilazioni. Con grande soddisfazione, ho visto una crescente consapevolezza tra le donne e le giovani riguardo ai loro diritti sulla parità di genere. Inoltre le autorità governative si sono impegnate a prestare maggiore attenzione alle nostre esigenze facendo rispettare la legge, tanto che la pratica delle mutilazioni genitali femminili è stata quasi del tutto abbandonata nel nostro villaggio!”
E ora, pensa a un piccolo particolare: se queste tre donne non avessero ricevuto l’aiuto dell’adozione a distanza, quanto sarebbero state diverse le loro vite?