Per una bambina, vivere oggi in Sierra Leone non è per niente semplice. Perché deve vedersi sistematicamente negati i suoi diritti fondamentali, insieme alla speranza di un futuro migliore. Come ci racconta la storia di Wuya.
La Sierra Leone è uno dei Paesi più poveri del mondo. Un Paese che, per più di dieci lunghissimi anni, è stato anche falcidiato da una terribile guerra civile, durata dal 1991 al 2002. Il Paese, ancora oggi, sta pagando le disastrose conseguenze di questo conflitto armato fratricida.
Conseguenze che non hanno risparmiato nemmeno i bambini.
- Scuole distrutte. Vengono definiti “danni collaterali” ma per la popolazione locale significano problemi di grave entità. Durante la guerra civile, infatti, tantissime scuole sono andate distrutte nel corso di attacchi e bombardamenti, lasciando migliaia di bambini senza la possibilità di ricevere un’istruzione.
- Acqua potabile sempre più scarsa. Lo stesso discorso vale per pozzi e pompe d’acqua. Che venivano distrutti lasciando la popolazione locale in ginocchio. Ogni giorno, donne e giovani ragazze erano, e sono tuttora, costrette a camminare anche per ore e ore prima di raggiungere la più vicina fonte d’acqua potabile. Oppure, le famiglie devono accontentarsi di acqua contaminata, con il rischio di contrarre le cosiddette malattie della povertà.
Wuya ha dovuto subire entrambe queste conseguenze. A nove anni, non poteva andare a scuola perché la più vicina era stata distrutta e le altre erano troppo lontane. Inoltre, nelle condizioni in cui la puoi vedere nella foto (con un secchio in testa e camminando fino alla cintola in un fiume), deve andare a prendere l’acqua da bere.
Nonostante questo, Wuya è una bambina forte che trova ancora la voglia di sorridere. E sorride perché, grazie ad ActionAid, è stata costruita una scuola facilmente raggiungibile dalla comunità di Blamawo. E ora può pensare al suo futuro con maggiore ottimismo.
Fonte immagine: Greg Funnell/ActionAid.org.uk