Ci sono, ancora oggi, Paesi dove le mutilazioni genitali femminili sono praticate. Tra questi, risulta la Tanzania. In questo Paese, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, circa il 15% delle donne (età compresa tra 15 e 49 anni) ha subito l’orrore delle FGM. Ed è proprio qui che Scholastica vive e, soprattutto, s’impegna in prima persona.
Una situazione inaccettabile, in quanto le FGM rappresentano una delle più gravi violazioni dei diritti umani delle donne. Proprio per questo, Scholastica, che si occupa di diritti delle donne per ActionAid Tanzania, ha deciso di lavorare per cercare di risolvere il problema.
Grazie anche al suo impegno, qualcosa di importante è stato fatto:
“Adesso abbiamo finalmente una legge che criminalizza le mutilazioni genitali femminili subite da ragazze di età inferiore a 18 anni” racconta Scholastica. “Farla approvare è stato un primo importante passo”.
Gli effetti positivi non hanno tardato a mostrarsi. Infatti, in tutta la Tanzania si è registrata una diminuzione considerevole del numero di donne e bambine che sono state costrette a subire le FGM. Ma questi primi successi presentano comunque un “lato oscuro”:
“Purtroppo però le FGM non sono riconosciute come crimine su ragazze che hanno più di 18 anni, perché si assume che abbiano scelto con coscienza, invece vi vengono sottoposte contro il loro volere. C’è, quindi, un vuoto a livello di tutele, che la legge dovrà colmare affinché sia possibile proteggere tutte le bambine e le donne senza distinzioni di età, difendendo il loro diritto all’integrità fisica”.
E non solo. Prima, le FGM venivano, letteralmente, seguite da grandi festeggiamenti. Adesso, per paura delle conseguenze della nuova legge, le mutilazioni vengono praticate in gran segreto, e per gli attivisti è molto più difficile riuscire a individuare le bambine e le giovani ragazze a rischio.
Scholastica, comunque, non ha certo intenzione di arrendersi. Sa che è possibile fermare le mutilazioni genitali femminili. E sa anche che per riuscirci servono percorsi di formazione ed empowerment che:
- Facciano capire alle comunità quanto tale pratica sia pericolosa;
- Facciano comprendere alle donne quali sono i propri diritti e come fare per rivendicarli.
E possiamo fare tutto questo grazie al contributo dell’adozione a distanza.