29 Dicembre 2017

storie di adozione a distanza: Sayeeda

“Non mi piace essere considerata una vittima”: le parole di Sayeeda sono l’incipit migliore per la raccontare la sua storia. Sayeeda vive in India e, per anni, ha subito violenza dal marito. Ma non ha mai voluto perdere la speranza e rinunciare a reagire. E proprio per questo la sua storia è così significativa.

“Discriminazione” è la parola che meglio sintetizza e descrive la condizione delle donne in India. Una condizione fatta di matrimoni precoci, violenza, sparizioni, aborti, nessun accesso al credito e quasi totale mancanza di rappresentanza politica. È subendo queste violazioni dei più basilari diritti umani che le donne dell’India sono costrette a vivere.

Donne proprio come Sayeeda.

In India le bambine sono discriminate ancor prima di nascere” racconta Sayeeda. “Sembra incredibile ma è quello che succede ed è accaduto a me”.

Un giorno, Sayeeda scoprì che la creatura che portava in grembo era una bambina. Quello fu anche il giorno in cui cominciarono le violenze, perpetrate proprio da chi avrebbe dovuto restare al suo fianco per tutta la vita. La situazione peggiorò quando, dopo la nascita della bambina, Sayeeda espresse il desiderio di non avere più figli.

Suo marito e la sua famiglia la costrinsero ad avere rapporti perché volevano un erede maschio. Sayeeda rimase nuovamente incinta ed era nuovamente una bambina. Umiliazioni e vessazioni si trasformarono in percosse.

Mi hanno fatta cadere dalle scale, mi hanno picchiata così tanto che ho perso l’udito da un orecchio”.

Mentre era in ospedale, Sayeeda ha conosciuto gli operatori dello One Stop Center. Si tratta di un centro, creato dal governo indiano e da ActionAid, che aiuta le donne che hanno subito violenza in un luogo pubblico.

Grazie al supporto degli operatori del centro, Sayeeda ha potuto riprendere a studiare legge, si è laureata e adesso lavora al centro come volontaria, aiutando altre donne che si sono trovate nelle sue stesse condizioni. Inoltre, ha ottenuto il divorzio e suo marito è stato condannato.

Oggi la mia vita è cambiata e ho ricominciato a guardare al futuro con ottimismo anche se non mancano le difficoltà”.

Difficoltà che comunque non la scoraggiano. Sayeeda è fermamente intenzionata a continuare a lavorare per i diritti delle donne.

Immagine: Paolo Roberto Chiovino