09 Gennaio 2018

storie di adozione a distanza: Rani

Ci sono Paesi in cui discriminazione per le donne non è soltanto una parola ma la realtà, concreta, di tutti i giorni. Uno di questi Paesi è l’India. Ed è qui che si svolge la storia di Rani, una donna di 28 anni originaria del Rajasthan.

Le caste

Ufficialmente, le caste in India sono state abolite nel 1947, l’anno in cui il Paese ha guadagnato la sua indipendenza. Ufficialmente. In realtà, in India le divisioni sociali sono ancora vive.

Come Rani sa fin troppo bene. È nata, infatti, in una famiglia estremamente povera facente parte di una delle caste più basse della società indiana. Questo significa che ha dovuto, fin da piccola, subire soprusi e umiliazioni, spesso anche in pubblico. Talmente spesso che ha finito per abituarcisi.

La violenza

Come capita a molte giovani ragazze in India, Rani si è sposata giovanissima. Pensava che il matrimonio le avrebbe cambiato la vita. Invece è cominciato solo un altro inferno.

Il marito, fin dai primi giorni di matrimonio, ha cominciato a maltrattarla e a picchiarla. Poi, un giorno, Rani ha scoperto di essere incinta di una bambina. Le violenze sono diventate, da quel punto, ancora peggiori. Fino ad arrivare all’epilogo: per un motivo futile (un piatto cucinato in un modo leggermente diverso dal solito), il marito l’ha presa a botte. Così forte da rischiare di farle perdere il bambino in grembo.

L’aiuto

Ricoverata d’urgenza in ospedale, Rani ha conosciuto gli operatori dello One Stop Center, un centro, creato in collaborazione con ActionAid, che fornisce assistenza alle donne che hanno subito violenza, sia in famiglia sia in pubblico.

La bambina è nata sana. Rani, invece, si sta ancora riprendendo dalle conseguenze delle violenze: riesce a parlare e ha il braccio destro semiparalizzato. Nonostante tutto quello che ha passato, Rani comunque non ha voluto denunciare il marito. Ma riesce a guardare al futuro con più ottimismo: vuole fare la sarta e trascorrere più tempo possibile con la sua amata figlioletta.

 

Fonte immagine: Paolo Roberto Chiovino