Sono trascorsi più di due anni. Potrà sembrare davvero tanto tempo. Ma non è bastato a far rimarginare delle cicatrici profonde. Talmente profonde che si sono impresse nella terra stessa, nelle case che sorgevano su di essa, negli animi delle persone. Persone come Ramita.
Poco più di due anni fa, abbiamo detto. Il 25 aprile 2015, per la precisione.
- Quel giorno, alle 8:11 ora italiana, il Nepal tremò. A quell’ora, si registrò la prima scossa del terremoto: magnitudo 7.8, epicentro a circa ottanta chilometri a nord-ovest di Katmandu.
- La seconda scossa, di magnitudo 6.6, si registrò alle 8:45 ora italiana, circa trenta minuti dopo la prima, epicentro sempre a circa ottanta chilometri da Katmandu.
Quel giorno, il terremoto ha completamente raso al suolo la comunità in cui viveva Ramita. Ha buttato giù case, distrutto raccolti, aperto strade. Ha anche richiesto un pesante tributo in termini di vite umane: 8.857 vittime, 21.952 feriti, tre milioni e mezzo di persone rimaste senza casa.
Una situazione difficile, se non impossibile. Ma Ramita decise di non arrendersi. Facendo suo una sorta di motto:
“Il cambiamento parte dalle nostre case, anche quando sono fisicamente distrutte”.
Adesso, due anni dopo il terremoto, la vita di Ramita è finalmente cambiata. Grazie alla coltivazione e alla vendita dei funghi, oggi riesce a essere completamente indipendente. E c’è riuscita perché ha seguito un corso di formazione professionale. Grazie al contributo dell’adozione a distanza, facciamo anche questo!