“Negli ultimi anni è stato un incubo”. È con queste precise parole che Maryam, una donna che vive in un piccolo e sperduto villaggio del Somaliland, descriveva la sua situazione. Una situazione dalla quale non sapeva come uscire.
Nel mondo, quasi un miliardo di persone non ha accesso a una fonte d’acqua potabile. E quasi tre miliardi e mezzo non vedono il proprio diritto all’acqua potabile pienamente soddisfatto. La zona maggiormente colpita dal problema è l’Africa subsahariana: qui, quasi un terzo della popolazione non ha ancora accesso a una fonte d’acqua sicura*.
“Non siamo neppure riusciti a coltivare i nostri terreni” racconta Maryam, “perché non avevamo i soldi per comprare sementi e quel poco che abbiamo piantato lo dovevamo irrigare facendo avanti e indietro dal torrente con dei secchi. Era molto faticoso e si ottenevano pochi risultati”.
Le conseguenze di tutto questo? Potrebbero essere riassunte in una sola parola: la fame. Ma, grazie all’aiuto dell’adozione a distanza, la vita di Maryam e della sua comunità è cambiata. Hanno ricevuto sementi e il necessario per costruire un sistema d’irrigazione. Grazie all’utilizzo di aratri, carri e altri strumenti, il lavoro è diventato meno duro.
E i risultati si sono visti:
Con il nuovo sistema d’irrigazione c’è stato un incremento dei raccolti e riusciamo anche a coltivare cavoli, pomodori, cipolle e carote. Grazie alla vendita dei nuovi prodotti abbiamo già guadagnato circa 325mila scellini (circa 150 euro). Non ho mai visto così tanti soldi tutti insieme!
L’acqua è un diritto di tutti. Anche nei Paesi dove ce n’è poca. Costruire pozzi d’acqua in Africa e fornire sistemi d’irrigazione funzionanti sono modi per dare a tante altre persone la possibilità di costruirsi un futuro migliore. A persone proprio come Maryam.
*Fonte: United Nations (2014)