Studiare è un diritto di tutti i bambini. Almeno sulla carta. Perché la realtà, troppe volte, può tradire quella che dovrebbe essere una regola incontrovertibile. Specialmente se si vive in un Paese come l’Etiopia, uno tra i più poveri del mondo. Ed è esattamente qui che vive Marta.
In Etiopia, infatti:
- Circa un terzo della popolazione vive in condizione di povertà estrema, quindi con massimo 1,90 dollari al giorno: un problema che riguarda più di trenta milioni di persone, pari circa la metà dell’intera popolazione italiana (dati: World bank).
- I bambini che non vanno a scuola sono due milioni e 100mila circa. Mentre sei milioni e 500mila è il numero dei giovani analfabeti, di età compresa tra i 15 e i 24 anni (dati: Unesco).
Analfabetismo e povertà, in Etiopia così come nel resto del mondo, sono strettamente collegati. I bambini, troppo spesso, non studiano perché le scuole sono o troppo lontane o troppo care, oppure non esistono del tutto. Ma c’è anche un altro fattore, un fattore culturale, che penalizza soprattutto le ragazze. Come la stessa Marta ci può raccontare:
“Nella mia comunità non c’era molta attenzione all’istruzione delle ragazze. C’era l’idea che dovessimo soprattutto essere d’aiuto ai nostri genitori per il lavoro in casa e quindi non restava tempo sufficiente per studiare. Così eravamo meno competitive a scuola rispetto ai ragazzi”.
Senza studiare, il destino di Marta sarebbe stato quello di altre donne della sua comunità: unicamente il lavoro domestico. Ma lei è stata fortunata.
Nella sua comunità, infatti, ActionAid ha organizzato gruppi di supporto didattico e premi per le studentesse migliori. Marta è stata una delle vincitrici.
“Aver vinto questo premio mi ha dato una grande fiducia in me stessa, la mia famiglia è orgogliosa e ha deciso di sostenere me e le mie sorelle negli studi. Grazie ad ActionAid sto progettando di frequentare l’università!
Grazie ai gruppi di supporto è tornata a scuola anche mia sorella, che aveva smesso dopo la prima media perché prendeva voti bassi, non avendo abbastanza tempo per studiare e nessuno che fosse in grado di aiutarla. Sono molto contenta che abbia ripreso anche lei a frequentare le lezioni”.