Quella di Leoni Maniraguh, quarant’anni, è una storia che ne può raccontare tante. Una storia che comincia con un diritto negato a troppe donne del Congo e che continua con la sua voglia di non arrendersi, di lottare, di farsi valere. Per lei e per tutte le altre donne che, nella sua comunità, devono subire gli stessi soprusi.
Il Congo non è soltanto uno dei Paesi più poveri del mondo. È anche un Paese dove, ancora oggi e in ancora troppe circostanze, le donne non hanno diritti. Non possono studiare, né possedere terra o denaro. Il loro unico scopo nella vita sembra dover essere delle madri di famiglia, dare alla luce e accudire bambini, cucinare e badare alla casa. Tutto qui. Sempre agli ordini degli uomini e della famiglia patriarcale.
Le leggi che riconoscono alle donne il diritto di ereditare la terra, spesso, non vengono applicate. Leoni Maniraguh perse i suoi genitori nel 2000. Da quel giorno, i suoi fratellastri s’impossessarono della terra, lasciando la donna e le sue sorelle nella più assoluta povertà.
Leoni, di arrendersi, non ne volle sapere. Per rivendicare il suo diritto alla terra, ci ha impiegato 11 anni di lotte continue. Durante questo periodo, lei e le sue sorelle si sono unite a un gruppo di auto-aiuto e formazione promosso da ActionAid, grazie al quale hanno imparato quali sono i loro diritti e come fare per rivendicarli.
Alla fine, Leoni ha riconquistato la sua terra. Ma in realtà il suo successo è stato ben più grande: ha dimostrato alle altre donne del villaggio che è possibile lottare e vincere per vedere i propri diritti garantiti.
Il miglior epilogo per questa storia è rappresentato dalle stesse parole di Leoni Maniraguh. Parole nelle quali non manca una nota di giusto orgoglio per il grande lavoro che sta facendo per tutta la sua comunità:
“Ogni volta che una donna ha un problema di tipo legale con il marito o con un familiare in questa zona, viene e mi consulta. La comunità mi ha preso come un esempio da seguire”.
Storia e immagine: ActionAid.org.uk