Il Nepal dopo il terremoto è un Paese in ginocchio. Ma è anche un Paese dove si svolgono storie che parlano di paura e di speranza. Come la storia di Krishla e Kristina.
Krishla, 5 anni, stava giocando nel cortile con i suoi amici, come faceva sempre. Era il 25 aprile del 2015. All’improvviso, il posto che aveva pensato di conoscere così bene cambiò, trasformandosi in un cumulo di macerie. Macerie venute giù dalla sua casa e dai palazzi intorno.
Krishla rimase mezz’ora sotto le macerie. La ricorderà come l’esperienza più spaventosa della sua vita. Quando fu estratta, la situazione era delicata. Le ferite alla testa erano molto gravi. Ricevette subito le prime cure.
Oggi sia Krishla che sua sorella Kristina (7 anni, anche lei rimasta seppellita dai detriti durante il terremoto) stanno bene nonostante le ferite riportate alla testa. Adesso sorridono, quasi imbarazzate, quando vengono fotografate.
Loro sono state tra le fortunate. Così non è stato per i due amici che giocavano con loro. Questi due bambini rientrano nel novero dei 9mila morti che si registrarono quel giorno.
Krishla e Kristina sorridono. Ma la loro situazione resta precaria. “Mio marito per fortuna lavora in un ristorante a Kathmandu, ma non ci possiamo permettere comunque di recuperare la nostra casa andata distrutta, perché abbiamo molte spese e dobbiamo prima di tutto provvedere ai nostri tre figli, al loro sostentamento e alla loro educazione”. Questo racconta Rama, 32 anni, mamma di Krishla e Kristina.
Tutti i loro beni sono nella casa crollata. La comunità locale chiede 20mila rupie (circa 170 euro) per liberare gli edifici dai detriti. Costruire una nuova casa su quel terreno è assolutamente impossibile. “Così per ora viviamo nel rifugio che è di proprietà della scuola, ma ci hanno detto che potevamo restare per un massimo di 6 mesi e il tempo ormai è passato”.
Nonostante tutto, Rama ha trovato la forza per andare avanti. L’ha trovata in Kristina che, da quando ha di nuovo la possibilità di andare a scuola, si sente meglio.
Il problema della casa resta. “Tutti quelli che vivono qui” conclude Rama, “hanno le stesse difficoltà, ma crediamo che grazie all’aiuto di tutti ci riusciremo”.