Kadie ha trent’anni ed è madre di tre splendidi bambini. Nella foto che la ritrae, la puoi vedere mentre ha riacquistato un po’ di serenità. Ma negli anni scorsi non è sempre stato così. Perché lei vive nel distretto di Moyamba, in Sierra Leone. E ha dovuto affrontare una delle più spaventose epidemie di sempre.
Dobbiamo tornare al mese di febbraio del 2014. Quando l’epidemia di Ebola cominciò in Guinea e, ben presto, si diffuse in altri Paesi dell’Africa occidentale, soprattutto in Liberia e in Sierra Leone. In particolare, in Sierra Leone furono registrati più di 14mila casi e quasi 4mila decessi.
I decessi non furono le sole conseguenze dell’Ebola.
- Ai decessi, bisogna aggiungere il gran numero di persone contagiate, che hanno praticamente bisogno di tutto.
- L’Ebola ha lasciato dietro di sé anche una lunga scia di orfani.
- Le persone e le famiglie colpite dal virus vivevano in quarantena nelle loro stesse abitazioni ed erano stigmatizzate dal resto della popolazione.
- Infine, l’epidemia di Ebola mise in ginocchio intere economie.
Proprio quanto è accaduto anche in Sierra Leone.
“Pensavamo di non risollevare più la nostra attività” racconta Kadie, “fino a quando abbiamo partecipato a un incontro su nuove tecniche agricole organizzato da ActionAid”.
In questo modo, Kadie e il suo gruppo di donne hanno potuto coltivare la terra, ottenendo degli ottimi risultanti. Donne che non hanno voluto arrendersi alle conseguenze dell’Ebola. E adesso possono guardare al futuro con maggiore speranza.
“Oltre a ciò, l’organizzazione ci ha fornito riso, sementi di ortaggi, nuovi attrezzi agricoli come zappe e badili. È stato come vedere la realizzazione di un sogno tanto atteso. Senza ActionAid, ricominciare sarebbe stato molto più difficile! Ora abbiamo intenzione di prenderci cura di materiali e sementi ricevuti e renderli fruttiferi, moltiplicando quindi il supporto ricevuto”.