21 Febbraio 2017

storie di adozione a distanza: Embet

Spesso (fin troppo spesso, a dire il vero), arrendersi sembra essere la soluzione migliore. Di certo, la più facile. Specialmente se si vive in un Paese dove difficoltà e problemi si ergono insormontabili. Un Paese proprio come l’Etiopia. Per fortuna, Embet e le sue amiche hanno scelto di agire diversamente.

Perché è difficile vivere in Etiopia? Possiamo provare a spiegarlo in questo modo:

  • Il 33,5% della popolazione vive con massimo 1,90 dollari al giorno: stiamo parlando di 33 milioni e 300mila persone, che equivalgono a circa la metà della popolazione italiana. Questa si chiama povertà estrema.
  • Due milioni e 100mila bambini non vanno a scuola. I giovani analfabeti sono sei milioni e 500mila.
  • L’Etiopia ospita più di 650mila rifugiati senza avere i mezzi per sostenerli.
  • Milioni di persone soffrono la fame non solo a causa della povertà ma anche per le frequenti siccità che attanagliano il Paese.

Ecco, la siccità. Che, nella quasi totalità dei casi, si accompagna sempre alla carestia. Se a questi due fattori si aggiunge il fatto che in Etiopia la terra viene, ancora oggi, coltivata facendo ricorso a tecniche agricole arretrate, si ha un quadro completo della situazione. Una situazione disperata.

Nonostante questo, Embet e le sue amiche non si sono arrese. E non hanno rinunciato al loro progetto di realizzare un orto per tutta la comunità. Grazie alla collaborazione con ActionAid, hanno costruito sistemi d’irrigazione e avviato diverse coltivazioni.

Adesso, le puoi vedere sorridenti nel loro orto. Consapevoli che stanno facendo davvero tanto non solo per loro ma per l’intera comunità in cui vivono.