Elizabeth è la Programme Manager per i diritti delle donne di ActionAid Liberia. La sua, più che una storia, è un esempio. L’esempio di una donna che lavora, da anni, per difendere i diritti delle donne.
“La gran parte del nostro lavoro sui diritti delle donne” racconta Elisabeth, “si basa sull’empowerment femminile, per rendere le ragazze e le donne in grado di reclamare i loro diritti e rifiutare tutte le forme di violenza basate sul genere”.
Con il suo lavoro, Elisabeth mira a sradicare qualunque forma di violenza contro le donne. Anche, se non soprattutto, la pratica delle mutilazioni genitali femminili.
- Secondo i dati, duecento milioni di ragazze hanno subito le FGM nei Paesi dove tale pratica è ancora accettata.
- Tre milioni di bambine sono a rischio ogni anno.
- Dei trenta Paesi nei quali le mutilazioni genitali femminili sono ancora praticate e accettate, la maggior parte si trova in Africa.
“In questi anni” continua Elisabeth, “siamo riusciti a creare maggior consapevolezza intorno alle mutilazioni genitali femminili e alle ripercussioni sulla salute. Prima era un tabù di cui non si parlava. Ora finalmente discutiamo anche con le autorità locali e nazionali per trovare sistemi e meccanismi utili a proteggere le bambine, tutelando i loro diritti”.
Infatti, capita sempre più spesso che siano proprio le ragazze a rifiutare queste pratiche. Lo fanno chiedendo aiuto, in alcuni casi arrivando perfino a scappare da casa. Lo fanno decidendo di iscriversi alle scuole pubbliche invece che alle scuole della Sande Society (una sorta di associazione segreta che, in Liberia, inizia le ragazze all’età adulta praticando loro le FGM).
“Abbiamo lavorato anche con le donne che praticano queste violente operazioni, sia con incontri di discussione per affrontare gli aspetti culturali delle FGM, sia fornendo corsi di formazione utili a trovare un altro impiego”.
Dialogo, informazione, consapevolezza: sono queste le armi per combattere le FGM.