Adesso, Dinah è Program Manager di ActionAid Kenya. Ma fin da piccola, ha dovuto subito fare i conti con uno degli orrori peggiori che una donna possa mai affrontare in tutta la sua vita.
“La mia lotta contro le mutilazioni genitali femminili” racconta Dinah, “è cominciata 25 anni fa, quando ne avevo 15. Mia cugina voleva sottoporsi a questa pratica e io sono riuscita a salvarla facendola parlare con mio padre che, essendo un insegnante, era informato sulle conseguenze e quindi contrario”.
Questo, 25 anni fa, è avvenuto in Kenya. Un Paese dove le mutilazioni genitali femminili sono ancora culturalmente accettate e quindi praticate. Al momento, in Kenya, a subire le FGM è il 23 percento delle donne e delle bambine. Una percentuale che arriva anche al 50 percento in alcune comunità. Inoltre, le FGM sono più diffuse dove il tasso di alfabetizzazione è più basso.
“Dopo aver finito la scuola” continua Dinah, “ho lavorato in alcune strutture sanitarie come assistente sociale. Sono poi entrata a far parte di ActionAid, lavorando come tutor con le ragazze affinché potessero avere accesso all’educazione, conoscere i propri diritti ed essere in grado di rifiutare di sottoporsi alla mutilazione degli organi genitali”.
Per combattere le mutilazioni genitali femminili, è fondamentale che le bambine e le giovani ragazze abbiano la possibilità di studiare. Solo studiando potranno conoscere i loro diritti. Solo studiando potranno imparare a difenderli e rivendicarli.
Anche gli uomini devono fare la loro parte:
“Lavoriamo anche con ragazzi e uomini, mostrando loro filmati che parlano di mutilazioni genitali femminili e delle conseguenze che questa pratica ha sulla salute”.