Aveva appena 11 anni. Un’età in cui bisogna studiare, giocare, passare tempo con le amiche. Invece Damaris, che vive in Kenya, dovette subire le mutilazioni genitali femminili.
“Non sapevo dove mi stessero portando” racconta Damaris. “Sapevo solo che stavo per essere tagliata. Volevo correre, scappare ma… Mi hanno trattenuto con la forza. Ho pianto così tanto”.
Le FGM (female genital mutilation) sono un’esperienza terribile. Che non termina con il taglio. Di solito, le mutilazioni genitali femminili sono praticate alle donne che, a breve, si sposeranno. Sembra sia una sorta di rito che serve a “preservare” la purezza della donna.
Anche Damaris, dopo le FGM, fu costretta a sposarsi. Era poco più di una ragazzina e suo marito era molto più grande di lei. Cominciarono i problemi. Perché quest’uomo la picchiava spesso. I rapporti sessuali, a causa delle mutilazioni, erano dolorosissimi. Anche dare alla luce il suo bambino fu un autentico inferno.
Miseria e paura: erano queste le due parole che potevano descrivere la vita di Damaris. Un giorno, stanca di subire tutto questo, stanca di anni di umiliazioni e abusi, la donna trovò il coraggio di scappare. Fortunatamente, incontrò un gruppo di donne che erano state aiutate da ActionAid.
“Grazie all’aiuto del gruppo, mi sento meglio ogni giorno. Si parla delle nostre esperienze di vita. Io racconto loro quanto mi sono sentita male, quanto ho sofferto a essere sposata con un uomo che non conoscevo. Dopo aver parlato con il gruppo, mi sento in pace con me stessa”.
L’aiuto psicologico è importantissimo per le donne che hanno subito le FGM. E non solo, perché c’è anche bisogno di fare in modo che diventino nuovamente parte attiva della comunità.
“Abbiamo anche imparato a gestire attività. Mi piacerebbe aprire un negozio dove poter vendere farina di mais, zucchero e molte altre cose. ActionAid ci dà speranza e forza. Ogni volta che lascio gli incontri, mi sento davvero fiduciosa”.
Immagine e storia: ActionAid.org.uk