17 Dicembre 2015

storie di adozione a distanza: Coumba

Lei si chiama Coumba. Ha 24 anni ed è senegalese. In questa foto la puoi vedere con uno dei suoi due figli maschi in braccio. Coumba è orgogliosa dei suoi due bambini, un maschio e una femmina. È orgogliosa di loro perché ha rischiato di non poter avere figli nella sua vita.

Quand’era molto giovane, ha dovuto subire l’orrore delle mutilazioni genitali femminili. Estremamente dolorose, le bambine e le giovani donne che vi sono sottoposte possono morire per diverse cause: shock emorragico, shock neurogeno, infezione generalizzata.

  • Rischi. Chi riesce a sopravvivere deve fare i conti con un inferno. Le conseguenze di lungo periodo possono essere ascessi, infezioni, dolori durante le mestruazioni e i rapporti sessuali, maggiore vulnerabilità all’HIV/AIDS. Infertilità. Maggiore rischio di mortalità materna.
  • Perché succede tutto questo? Le origini di questa pratica sono antichissime. Cosa che non tutti sanno, affonda le sue radici in un passato pre-cristiano, pre-ebraico e pre-islamico. In altre parole, le mutilazioni genitali femminili non c’entrano niente con questioni di carattere religioso. Forse si tratta di una sorta di rito ancestrale il cui scopo era quello di “mantenere intatta la purezza” della donna.

Coumba non è stata la sola. Cambiano i nomi (Pamela, Chepatula, Everlyne, Salome), cambiano i Paesi (Mali, Gambia, Mauritania, Gibuti, Somalia), ma la sostanza resta la stessa: queste donne sono costrette a subire la più terribile delle violenze.

Coumba tutto questo lo sa bene. Per questo ha fondato il Comitato consultivo delle donne di Koussanar.

“Insieme ad ActionAid abbiamo organizzato corsi di formazione riguardo ai gravi rischi alla salute causati dalle mutilazioni. Con grande soddisfazione, ho visto una crescente consapevolezza tra le donne e le giovani riguardo i loro diritti sulla parità di genere. Inoltre le autorità governative si sono impegnate a prestare maggiore attenzione alle nostre esigenze facendo rispettare la legge, tanto che la pratica delle mutilazioni genitali femminili è stata quasi del tutto abbandonata nel nostro villaggio!”