17 Febbraio 2017

storie di adozione a distanza: Chepturu

Tutto cominciò un giorno come tanti. O, per meglio dire, un giorno che Chepturu credeva che sarebbe stato come gli altri. Del resto, a 11 anni non si pensa che possano capitare certe cose. Invece, accadde proprio a lei.

Chepturu, che vive nel distretto di East Pokot (Kenya), è la più piccola di cinque sorelle. Le sue quattro sorelle più grandi, tutte le sue quattro sorelle più grandi, furono obbligate a sposarsi quando erano poco più che ragazzine. All’incirca a 11-12 anni. In quel fatidico giorno di cui dicevamo all’inizio, senza possibilità alcuna di appello, a Chepturu fu detto che anche lei, ben presto, si sarebbe sposata.

Un matrimonio forzato in piena regola. Che funziona, all’incirca, così:

  • Alla ragazza viene soltanto detto che deve sposarsi. Punto.
  • La ragazza deve lasciare la scuola. Subito. Che le piaccia o no.
  • Di solito, non incontra il futuro marito prima della prima notte di matrimonio.
  • Dopo sposata, la ragazza deve spostarsi molto, molto lontano dalla sua famiglia.
  • La giovane sposa non ha e non avrà mai alcuna voce in capitolo su nessuna questione, dai figli alla gestione dei soldi.

A questa situazione, bisogna aggiungere un particolare. Il Kenya è uno dei Paesi del mondo dove la pratica delle mutilazioni genitali femminili sopravvive. Quando Chepturu seppe che lei sarebbe stata la prossima, nella sua testa si formò un solo, semplice e urgente pensiero: scappare.

E così fece. Senza prendere niente con sé, scappò di casa. Camminò per sette lunghissime e interminabili ore, da sola, tra le stradine polverose di una zona rurale del Kenya. Riuscì da arrivare alla scuola di Churu. E a rivolgersi a una “casa sicura”, supportata da ActionAid, dove ha trovato aiuto.

Chepturu era determinata: non voleva avere la stessa vita delle sue sorelle. Per fortuna, ha avuto la possibilità di sperare in un’esistenza diversa:

“Mi dissi che la cosa migliore per me fosse andare a scuola” racconta Chepturu, “perché sapevo che solo in questo modo potevo sperare in un futuro migliore”.

 

Storia e immagine: ActionAid.org.uk