Birke è giovane, ha appena 22 anni. E ha già un bambino. Vive in Etiopia. Un Paese che non sembra per niente essere fatto per le donne. Ma, nonostante questo, non si è arresa.
Sono tante le discriminazioni che le donne in Etiopia devono subire. Non possono lavorare, né possedere la terra, né avere accesso al credito. Subiscono violenza, soprattutto tra le mura domestiche. E la pratica dei matrimoni precoci è ancora troppo diffusa, in quanto considerata culturalmente accettabile in molte comunità, soprattutto in quelle più isolate.
In un mondo dove sono gli uomini a comandare e in cui le donne devono solo obbedire, Birke è stata coraggiosa. Ha combattuto per i propri diritti. E adesso si è assunta un ruolo di grande responsabilità: è entrata nel comitato di gestione della cooperativa di apicoltori della comunità di Adidweta. Lavora, guadagna per sfamare i suoi figli e gestisce un’attività semplicemente vitale per l’economia della sua comunità.
“Mi sono guadagnata il rispetto degli uomini lavorando sodo” racconta Birke, non senza una meritata nota di orgoglio. “Voglio fare del mio meglio per assicurare a mia figlia la possibilità di studiare”.
E Birke non ha certo intenzione di fermarsi qui. Sa che le persone devono essere il principale motore del cambiamento che auspicano e quindi, ora che le sono stati dati i mezzi e le conoscenze per farlo, ha intenzione di continuare a impegnarsi con tutta se stessa.
“Produciamo una media di 240 chili di miele, ma il prossimo anno vogliamo arrivare a seicento!”