28 Ottobre 2016

storie di adozione a distanza: Beatriz

Rocinha è la più grande favela di Rio de Janeiro. Ci vivono circa 70mila persone. La piccola Beatriz, che puoi vedere nella foto, è una di queste. Ha sei anni e può considerarsi fortunata: va a scuola (e le piace), ha tanti amici e fa un sacco di cose, come judo, capoeira, musica, giardinaggio e informatica.

Come si vive a Rocinha? Come in qualunque altra favela:

  • Dal momento che le favelas sono delle autentiche città ma non riconosciute, manca tutto: niente fogne, niente tubature dell’acqua, in molti casi niente elettricità.
  • Le case non hanno un indirizzo. Chi abita nelle favelas non esiste per lo Stato brasiliano. Letteralmente.
  • Nei pressi delle favelas ci sono discariche a cielo aperto. L’incidenza delle malattie è molto elevata. Anche troppo.
  • I narcotrafficanti si contendono il controllo della zona. La polizia usa metodi “poco ortodossi” per far rispettare la legge. Gli scontri sono frequenti. In mezzo ci finiscono anche i bambini.

Questa poteva essere la vita di Beatriz. Per fortuna, le cose sono andate diversamente.

“La mia frutta preferita è la mela e il melone e mi piace molto anche lo yogurt. Le cose verdi invece non mi piacciono. La mia maestra è la migliore! La chiamiamo Zia Marta e ci insegna tantissime cose facendoci divertire. Lei è contenta di me, dice che sono brava. Il prossimo anno inizierò le elementari, spero di trovarmi bene come in questa scuola”.

E le cose sono andate diversamente solo grazie all’adozione a distanza.