Per Asna Hamo, una donna di 29 anni che vive nel villaggio di Sericho, nella zona nord-est del Kenya, cominciare a raccontare la sua storia non è mai semplice:
“Quando non posso dare la cena ai bambini, preparo una ciotola di acqua salata e la mescolo con un po’ di latte, di modo che riesco a ottenere un bicchiere capiente. Questa bevanda li aiuta un po’, ma vanno comunque a letto affamati. Mi mancano i vecchi tempi, quando abbiamo sempre avuto abbastanza cibo per preparare una semplice cena…”
Cominciamo dall’inizio. Fino al 2008, in Kenya c’erano state abbondanti piogge. Asna e la sua famiglia avevano molto bestiame e ogni sera potevano garantire una buona cena ai bambini. Tutto andava per il meglio. Se non fosse che, proprio dal 2008, non hanno più visto una goccia di pioggia.
Perché è arrivata la siccità. Resa ancora più grave dal Niño. La situazione è peggiorata di giorno in giorno, sempre di più, inesorabilmente. La mancanza d’acqua ha distrutto i raccolti. La conseguente scarsità di cibo ha provocato la morte di tutti i capi di bestiame.
“Dieci persone (su quaranta) nel mio clan sono morte di malnutrizione da quando la siccità ha iniziato a colpire il villaggio. Ma la cosa peggiore che ho visto è stata quando mia zia è morta mentre era in travaglio. Il medico del dispensario ci ha detto che era troppo debole per partorire, così lei è morta insieme ai suoi gemelli che non hanno mai visto la luce”.
Adesso, per sopravvivere, Asna raccoglie legna per rivenderla, così può comprare quel poco di latte per i suoi bambini. Guadagna pochissimo perché, ormai, nel suo villaggio nessuno ha più soldi.
Asna ha detto addio anche a suo marito:
“Mio marito era un uomo saggio e religioso ma, dopo aver perso i suoi cinque buoi e le cento capre durante l’ultima siccità, si rese conto di non riuscire più a guadagnare abbastanza per mantenerci, così si è perso dietro al changaa (alcol di produzione locale – la parola significa ‘uccisione rapida’). Ha iniziato a picchiarmi, avevo cicatrici su tutto il corpo e così gli anziani decisero di separarci. Poco dopo ha lasciato il villaggio e ora non so più se è vivo o morto”.
Una condizione del genere si può chiamare vita? La risposta è no ma questa è l’unica esistenza che c’era nel futuro di Asna e dei suoi bambini. Finché non è arrivato l’aiuto dell’adozione a distanza. Che ha portato nel villaggio di Sericho:
- Un nuovo pozzo facilmente raggiungibile;
- Generi alimentari distribuiti alla popolazione;
- Iniziative e gruppi di discussione per informare tutti i 6mila abitanti di Sericho su quali siano i loro diritti.
E, così facendo, centinaia di donne, uomini e bambini hanno potuto guardare al futuro con maggiore speranza.