Disabilità. Una parola che fa ancora paura. Una parola che comporta ancora emarginazione e discriminazione. Questo lo sa bene Amina. Che ha appena 18 anni e frequenta la scuola secondaria nella comunità di Neamina, in Gambia.
“Mi sentivo inutile”.
È con queste semplici parole che la stessa Amina descriveva la sua condizione. Inutile perché la ragazza era affetta da una disabilità alle gambe che non le permetteva di camminare correttamente. A causa di ciò, non poteva né aiutare in casa né andare a scuola, dal momento che la struttura era troppo lontana e lei non poteva camminare per raggiungerla. Amina rischiava di essere una delle troppe donne analfabete nel mondo.
Quindi, la vita di Amina si limitava alle mura della sua casa. Dove la giovane ragazza trascorreva le giornate in preda alla frustrazione. In preda alla sbagliata convinzione di sentirsi solo un peso per la sua famiglia.
Vale la pena ripeterlo: una convinzione sbagliata. Come la stessa Amina ha capito, una volta che gli operatori di ActionAid hanno preso in carico la sua situazione.
“Mi hanno incoraggiato a frequentare la scuola, regalandomi una bicicletta, permettendomi così di arrivare a lezione tutti i giorni. […] Ho scoperto che amo leggere, così spesso, dopo lezione, frequento la nuova biblioteca della scuola e passo ore a fantasticare sui libri. Non riesco a immaginare la mia vita senza la scuola! […] Vorrei che ringraziassi da parte mia tutti i sostenitori che mi hanno ridato una speranza!”
Nell’ultima frase, Amina si rivolge a un operatore di ActionAid che, qualche tempo dopo la ripresa delle lezioni, l’ha incontrata a scuola, seduta al suo banco, con un dolce sorriso disegnato sul suo viso.