Il diritto all’istruzione nel mondo è riconosciuto come essenziale dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Prevede che l’insegnamento primario sia obbligatorio e gratuito per tutti, per garantire un’educazione accessibile a ogni bambino o bambina senza discriminazioni.
Gli ostacoli al diritto allo studio
Purtroppo, questo obiettivo è ancora lontano. Le diseguaglianze sul diritto all’istruzione per i bambini e le bambine sono peggiorate negli ultimi anni a causa del Covid-19: secondo l’UNESCO il 90% dei bambini nel mondo ha subito una qualche forma di interruzione scolastica nel periodo della pandemia, e sarà difficile recuperare terreno.
Ma anche prima dell’avvento del Covid-19, andare a scuola era impossibile per un bambino su cinque. Per molti motivi: estrema povertà, disabilità, appartenenza a minoranze etniche, discriminazioni di genere, di orientamento sessuale o razziali e provenienza da aree rurali o da zone afflitte da conflitti armati. Per non parlare dei piccoli rifugiati, migranti o ricercanti asilo, che vivono in condizioni limite sotto ogni punto di vista.
Nei Paesi interessati da conflitti, la formazione è tra i primi diritti a rischio. In Yemen, secondo gli ultimi dati UNICEF (Fonte: Report "Education Disrupted: Impact of the conflict on children’s education in Yemen"), potrebbero arrivare a 6 milioni i bambini che non riusciranno più ad andare a scuola.
La scuola rappresenta la risorsa essenziale per costruire un futuro migliore per tutti, non solo per chi la frequenta. E questo fa paura, soprattutto ai regimi. Con il recente ritorno dei talebani in Afghanistan, le agenzie ONU hanno espresso da subito seria preoccupazione nei riguardi dei diritti di donne e bambini. Dall’aeroporto di Kabul alle strade delle città afghane è chiaro a tutti che ci si trova di fronte a una crisi umanitaria. Servono cibo, rifugi di emergenza, acqua e servizi igienici in tutti i campi dove si sono raggruppati gli sfollati.
Secondo il fondo delle operazioni sul campo e di emergenza per l’infanzia delle Nazioni Unite, un bambino afghano su due sarà gravemente malnutrito per la fine del 2021, e tra i 18 milioni di persone in Afghanistan che hanno bisogno di assistenza umanitaria, la metà sono minori.
Il lavoro di ActionAid: le scuole in Afghanistan
ActionAid ha lavorato molto in questi ultimi anni per migliorare lo stato del diritto allo studio di bambini e bambine nei villaggi di sette province afghane, tra Mazar E Sharief, Herat e Kabul.
Sono state costruite e allestite aule con l'obiettivo di creare un luogo in cui i bambini e bambine potessero continuare a studiare al sicuro e al coperto. All’inizio del 2020, è stato aperto lo Youth and Child Resource Center, per permettere ai giovani di imparare la lingua inglese e a utilizzare i computer. I giovani che hanno partecipato hanno le competenze per ottenere un lavoro qualificato e al passo coi tempi.
A febbraio del 2020, ActionAid ha avviato il Female Youth Club, un gruppo dedicato a giovani ragazze che vogliono conoscere i diritti delle donne, quindi i loro. Le 30 bambine e ragazze che ne fanno parte hanno approfondito le tematiche per contrastare fondamentalismi e fanatismi, e imparato che ogni donna può far sentire la propria voce agendo all’interno dei processi decisionali, familiari e di comunità, per se stessa e le altre.
Un’altra iniziativa importante è stata intrapresa per prevenire le pratiche dei matrimoni forzati che riguardano soprattutto minori. 222 persone, di cui 96 uomini e 126 donne, hanno beneficiato di questa campagna finora. In uno dei distretti in cui operiamo, ActionAid ha consegnato 100 macchine da cucire per permettere alle donne di lavorare e supportare finanziariamente le loro famiglie. Creando i loro prodotti e rivendendoli al mercato locale hanno incrementato le entrate familiari, il che si è tradotto in maggior benessere per tutti. Questa singola azione ha avuto risonanze positive su 700 persone.
L’istruzione ha questo incredibile potere: creare benessere non solo a chi la riceve ma anche a coloro che lo circondano, i suoi cari e la sua comunità. È un piccolo passo capace di fare tutta la differenza.
È per questo che il nostro lavoro non si ferma. Nel contesto politico che si sta delineando, la battaglia dei diritti, quello all’istruzione ma non solo, diventa ancora più difficile e cruciale.
Al ritiro delle forze NATO dal Paese, è seguito un aumento delle tensioni che ha avuto il suo culmine nella capitale Kabul. Lontano dai riflettori dei media, nelle province, sono centinaia di migliaia le persone costrette ad abbandonare le proprie case alla ricerca di un luogo sicuro. La maggior parte ha con sé solo i vestiti che indossa e pochissimi oggetti essenziali.
La gestione della drammatica emergenza di questi giorni è subito diventata un obiettivo del nostro lavoro.
Mancano cibo, acqua potabile e servizi igienici, e ad aggravare la situazione si aggiungono l'epidemia di Covid-19 e la crisi alimentare che dilaga ormai da anni nel Paese. Anche il più piccolo contributo è fondamentale: dona ora.