12 Novembre 2019

ciclone kyarr somalia

Le conseguenze dei cambiamenti climatici continuano a causare migrazioni e situazioni estreme nel mondo. È il caso dell’Africa Orientale e in particolare della Somalia dove a causa del ciclone Kyarr almeno 100.000 bambini e le loro famiglie sono stati costretti ad abbandonare le proprie case.

L’Africa colpita dai cambiamenti climatici

Le piogge forti e torrenziali che stanno imperversando nella parte centrale della Somalia, tra le regioni di Hiraan e Bakool, hanno portato a inondazioni di interi villaggi. Le famiglie della zona sono scappate su mezzi di fortuna, trattori, carri trainati da asini, barche, e hanno creato campi improvvisati nelle alture limitrofe che si sono salvate dall’allagamento. Sono donne, bambini e anziani che non hanno cibo, acqua potabile, e altri beni di prima necessità come coperte, assorbenti o medicine.

Le inondazioni hanno colpito una zona come la Somalia già seriamente compromessa da anni di guerra civile. Secondo le ultime stime, siamo davanti a una vera e propria evacuazione di massa di 200.000 persone, tanto che l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari ha dichiarato ufficialmente la crisi umanitaria. Altre fonti parlano di 370.000 persone che non hanno più una casa e un riparo sicuro, 10 morti accertate e un numero ancora difficile da calcolare di persone disperse. Il Presidente somalo Mohamed Abdullahi “Farmajo” Mohamed, si è già mobilitato per incontrare i membri della commissione e i leader religiosi per organizzare i primi soccorsi alle vittime, chiedendo l’aiuto della comunità internazionale.

L’area più colpita è quella di Beledweyne, vicino al confine con l’Etiopia, dove i residenti si sono arrampicati sui tetti per evitare di annegare nei villaggi completamente sommersi. La paura più grande in questo momento è lo scoppio di qualche epidemia, soprattutto di malaria e diarrea.

Il ciclone Kyarr, il più potente del 2019

Kyarr è il ciclone più intenso registrato negli ultimi 12 anni nella parte nord dell’Oceano Indiano, sul Mar Arabico. Per la sua potenza è in assoluto il ciclone più forte che si è visto dall’inizio del 2019 in tutto il mondo.

La gravità del fenomeno riguarda tutta l’Africa Orientale, con il Sud Sudan che ha dichiarato lo stato di emergenza davanti all’avanzata delle acque, e una situazione che non accenna a migliorare. Non ci sono dati specifici su tutte le nazioni al momento, ma si sa che il 16 ottobre a Mombasa (Kenya), le precipitazioni hanno raggiunto i 118,5 millimetri di pioggia, la quantità corrispondente alla media che di solito si registra in tutto il mese. In un solo giorno.

Il cambiamento climatico è tra le cause?

Ottobre è un mese piovoso in gran parte dell’Africa centrale e orientale, e generalmente le precipitazioni durano fino a dicembre. Le piogge torrenziali quindi non sono un evento che desta preoccupazione di per sé, ma quando raggiungono questa gravità viene automatico domandarsi quanto i cambiamenti climatici abbiano il loro ruolo.

I meteorologi intervistati dalla BBC hanno spiegato che questi fenomeni si creano quando l’aumento di temperatura della parte occidentale dell’Oceano Indiano si scontra con la temperatura molto più fredda della parte orientale. Con la crisi climatica questo sbalzo si fa ancora più rapido ed estremo, aumentando la quantità e l’intensità delle piogge, e creando cicloni come Kyarr. Più di un milione di persone che vivono nell’Africa Orientale saranno colpite da queste inondazioni nei prossimi giorni, soprattutto perché il brutto tempo continuerà per altre sei settimane.

C’è sicuramente da aspettarsi che questi fenomeni diventino più frequenti e intensi nel futuro a venire, e per questo è importante che gli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall’Onu vengano il più possibile rispettati. Intanto, alla popolazione somala serve tutto: aiutaci ad aiutarli.

 

Fonti:

Repubblica.it

Bbc.com

Windy.com

Africarivista.it