Questa foto è un selfie. Fatto direttamente da Rehul Zannat, che ha appena 23 anni. Si tratta di un momento di normalità in una situazione che, in realtà, di normale ha ben poco. Perché quella di Rehul Zannat è una testimonianza diretta e in prima persona da uno dei campi dove sono accolti i rifugiati Rohingya.
Perché sono perseguitati
Tutto è cominciato poco più di un anno fa, il 25 agosto del 2017. In seguito ad alcuni attacchi dell’ARSA (Arakan Rohingya Salvation Army), l’esercito birmano rispose con dei violenti rastrellamenti. Come conseguenza, 700mila persone di etnia Rohingya sono state costrette a lasciare la Birmania per rifugiarsi nel vicino Bangladesh.
La situazione dei Rohingya nei campi rifugiati è estremamente grave. Manca tutto, dal cibo all’acqua passando per i più basilari servizi sanitari. I bambini e le donne sono i più colpiti. In particolare le donne, molte delle quali, durante la fuga, hanno dovuto subire violenze.
La testimonianza
Rehul Zannat vive a Cox’s Bazar. Le sue giornate cominciano molto presto, alle 5:45 circa. Mette tutto il necessario in una borsa e si accinge a percorrere i 45 chilometri che la separano dal campo rifugiati. La strada verso il campo non è per niente semplice, ogni volta è un’autentica avventura. Per non parlare di quando piove.
La prima cosa che fa è accertarsi delle condizioni di donne e bambini, le categorie più vulnerabili. Rehul è responsabile di un blocco specifico del campo, nel quale ci sono circa venti famiglie: parla con loro, chiede come stanno, di cosa hanno bisogno, come le può aiutare.
“Per i rifugiati – racconta Rehul – il campo è un luogo di sofferenza e frustrazione. Immagina un posto dove le persone non hanno nulla da fare – non hanno lavoro, per esempio. Questo può causare dei veri disastri”.
Rehul continua a parlare con le famiglie fino a ora di pranzo circa. Mangia qualcosa, poi discute, insieme al resto del team di ActionAid con il quale opera, delle informazioni raccolte e su quali sono le attività migliori per risolvere i problemi riscontrati.
L’aiuto
Ecco come vogliamo aiutare i Rohingya: siamo vicini alle famiglie, le ascoltiamo, cerchiamo di capire quali sono le loro necessità, i loro problemi. E poi ci confrontiamo per trovare le soluzioni migliori.
Riusciamo a farlo grazie a persone come Rehul Zannat. E riusciamo a farlo grazie a persone come te, che hai scelto di dare il tuo contributo tramite l’adozione a distanza.
Fonte immagine: ActionAid.org.uk