Era il 25 agosto 2017. Quel giorno, è cominciato quello che può essere considerato un autentico esodo. Centinaia di migliaia di persone si sono messe in cammino alla disperata ricerca di un posto sicuro nel quale stare. Quel giorno, è cominciato l’incubo per i Rohingya: perché sono perseguitati?
Chi sono i Rohingya
Si tratta di un gruppo etnico di religione islamica che parla il rohingya. Da secoli, questa minoranza etnica vive in Birmania, l’attuale Myanmar. La maggior parte di loro si è insediata nello stato costiero occidentale di Rakhine. Il Myanmar non riconosce i Rohingya come cittadini, asserendo che in realtà sono originari del Bangladesh o del Bengala. Quindi, di fatto, nega loro la maggior parte dei diritti fondamentali.
Fin dagli anni ’70, i Rohingya subiscono repressioni e violenze, com’è successo e succede a molte delle minoranze religiose (la maggior parte della popolazione birmana è di religione buddhista) e linguistiche. Per rendere l’idea della condizione in cui vivono, basti dire che i Rohingya:
- Non hanno accesso agli stessi servizi dei cittadini buddhisti;
- Non possono lasciare, senza permesso, i loro insediamenti del Rakhine;
- Non possono possedere terreni.
Molti di loro, in sostanza, vivono in condizione di povertà estrema.
Perché sono perseguitati
Torniamo all’agosto del 2017. Quando c’è stata una recrudescenza degli episodi di violenza nella regione del Rakhine. In quell’estate, l’ARSA (Arakan Rohingya Salvation Army) ha attaccato diverse stazioni di polizia. Come risposta, l’esercito birmano ha reagito con violenti rastrellamenti.
Questo ha costretto centinaia di migliaia di Rohingya a lasciare le loro case in Myanmar e a cercare rifugio in Bangladesh.
La situazione
Da fine agosto 2017, più di 650mila bambini, donne e uomini Rohingya hanno cercato rifugio in Bangladesh:
- La maggior parte di loro è composta da donne e bambini;
- Una donna su dieci era incinta o stava allattando al seno un neonato;
- Donne e ragazze hanno subito violenza sessuale e altri abusi;
- Intere famiglie, dopo aver perso tutto, vivono in condizioni disumane nei campi profughi.
Rispondere all’emergenza
Fin dall’inizio dell’emergenza, siamo stati al fianco dei Rohingya. Esausti, affamati e traumatizzati, sono stati aiutati ricevendo cibo, vestiti, cure mediche e supporto psicologico.
Il nostro impegno per aiutarli continua. Ma abbiamo bisogno anche del tuo contributo.