08 Dicembre 2016

mortalità materna

Nella vita di una donna, dare alla luce un bambino o una bambina dovrebbe essere uno dei momenti più belli. Un momento da ricordare per sempre. Invece, nei Paesi più poveri del mondo, rischia di trasformarsi in un incubo. Dal quale non ci si risveglia più. Perché, ancora oggi, la mortalità materna resta uno dei problemi del mondo.

La situazione

A livello globale, nel 2015 sono morte 303mila donne per cause legate al parto. Fatti i debiti calcoli, ciò significa che ci sono stati circa 830 decessi al giorno.

Le zone più colpite del nostro pianeta sono due:

  • Africa. Nel 2015 il tasso di mortalità materna registrato è pari a 542 decessi ogni 100mila nati vivi. In valori assoluti, stiamo parlando di 195mila decessi. Sul totale di 830 decessi al giorno a livello globale, 550 si sono verificati nell’Africa subsahariana.
  • Sud-est asiatico. In questa zona del pianeta, il tasso di mortalità materna registrato nel 2015 è di 164 decessi ogni 100mila nati vivi. In valori assoluti, sono 61mila decessi. Significa 180 decessi ogni giorno.

Le cause

Le cause principali sono quattro:

  1. Emorragie;
  2. Ipertensione;
  3. Infezioni;
  4. Cause indirette.

In particolare, per cause indirette s’intendono le conseguenze legate a malattie e condizioni mediche precedenti alla gravidanza.

Cosa possiamo fare

Il numero di donne che muoiono a causa di complicazioni durante la gravidanza e il parto è diminuito del 43 per cento in 25 anni, passando da 532mila decessi nel 1990 a 303mila decessi nel 2015. Anche se c’è stato un notevole progresso, il tasso di mortalità materna a livello globale resta alto, e in alcuni continenti, come l’Africa, è inaccettabile.

Eppure, per ridurre il numero di decessi, basterebbe:

  • Costruire strutture sanitarie attrezzate;
  • Formare personale medico;
  • Fornire i farmaci necessari;
  • Garantire alle donne in stato di gravidanza tutta l’assistenza di cui hanno bisogno.

Vuoi darci una mano per realizzare tutto questo nei Paesi più poveri del mondo?

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DATI: Who (i dati fanno riferimento al 2015)

IMMAGINE: ActionAid.org.uk