La differenza tra povertà e ricchezza potrebbe essere pienamente descritta facendo ricorso a un semplice numero: 1,90. Nel senso che chi vive in condizione di povertà estrema è costretto a cercare si sopravvivere con massimo 1,90 dollari al giorno.
Ma i due concetti sono molto più sfumati di quanto si possa credere. E ci sono alcuni aspetti da specificare.
Paesi ricchi e Paesi poveri
Secondo il modo “tradizionale” di interpretare la cosa, nel mondo sarebbe possibile distinguere:
- I cosiddetti Paesi ricchi, ovvero i Paesi occidentali e industrializzati, dove si concentra, questo sì, la maggior parte delle ricchezze, delle risorse e del know-how tecnologico del mondo;
- I Paesi poveri, ai quali genericamente (e non sempre correttamente) ci si riferisce come ai Paesi del sud del mondo.
Questa è la divisione che comunemente viene fatta per differenziare tra loro i vari Paesi in base al livello di ricchezza. Anche se, soprattutto negli ultimi decenni, le cose sono diventate molto più complesse.
A macchia di leopardo
Secondo un’impostazione più recente, sarebbe molto più corretto parlare di povertà “a macchia di leopardo”. Nel senso che in ogni Paese, indipendentemente dal blocco al quale appartenga, è possibile individuare delle sacche di povertà.
Ma c’è ancora una specifica da fare
Ed è possibile farla grazie ai dati forniti dalla Banca Mondiale. Dati che, per quanto la povertà possa essere definita a macchia di leopardo, descrivono questa situazione:
- Nel 2013, il 10,7% della popolazione mondiale viveva con massimo 1,90 dollari al giorno. In totale, stiamo parlando di 766 milioni di persone.
- Di questi, la maggior parte di trova in Africa subsahariana, dove il 42,7% della popolazione vive in condizione di povertà estrema.
Significa che, anche se la povertà è a macchia di leopardo, persistono ancora delle zone del pianeta dove il problema è molto più grave rispetto ad altre aree.
Ma è possibile combattere la povertà e dare a tutti la possibilità di costruirsi un futuro dignitoso? La risposta è sì. E per riuscirsi serve l’aiuto di tutti.
Immagine: Kate Holt/ActionAid.org.uk