persone che soffrono la fame

I numeri parlano di 795 milioni di persone che soffrono la fame in tutto il mondo. Gli affamati sono, principalmente, gli abitanti delle zone rurali, le donne e soprattutto i bambini. Ma questi numeri tendono a far dimenticare un particolare importante: stiamo parlando sempre e comunque di persone vere, reali, che hanno dietro storie fatte di povertà ed emarginazione.

Storie proprio come queste cinque:

1. Tuyen

Il lavoro nei campi è duro, per chi fa il contadino in Vietnam. Questo Tuyen lo sa bene. Nonostante tutto, s’impegna con tutta se stessa e lavora sodo per procurare da mangiare alla sua famiglia e al suo villaggio. I suoi sforzi erano vanificati dagli insetti, che attaccavano il grano malgrado l’utilizzo massiccio di pesticidi.

2. Madina

Quando si è trovata vedova all’improvviso, Madina non si è preoccupata per lei ma per i suoi sei bambini. La sua paura era grande. In un mondo dove, ogni anno, circa tre milioni di bambini muoiono a causa della fame, ai suoi figli poteva toccare lo stesso destino. L’Africa è uno dei continenti più colpiti in assoluto da tale problema.

3. Daw

Daw Khin Khin Saw ha 32 anni e fa la contadina. In un Paese, il Myanmar, dove il clima non aiuta. Alluvioni, siccità e tempeste si alternano periodicamente e distruggono completamente i raccolti. A questo bisogna aggiungere le arretrate conoscenze agricole del suo villaggio.

4. Jonata

Nessuna conoscenza delle più elementari tecniche agricole. Niente semi di qualità. Totale mancanza di qualunque sopporto tecnico. Detto in poche parole, i raccolti erano così scarsi che nel villaggio di Jonata, una donna di 44 anni del Mozambico, non c’era mai abbastanza da mangiare per tutti. Soprattutto, non c’erano i presupposti perché la situazione potesse cambiare.

5. Chef Rubio

L’ultima delle cinque storie è la più particolare. Perché tutti conosciamo Chef Rubio. Un giorno si è chiesto: “Come sarebbe stata la mia vita se fossi nato in Africa?” E l’ha fatto davvero: ha provato a vivere in un piccolo villaggio del continente africano. La risposta che si è dato è sorprendente e, allo stesso tempo, dovrebbe far riflettere.