24 Novembre 2016

un pensiero per Natale

Natale si avvicina. Ed è un momento particolare. Un momento durante il quale si riflette, si pensa all’anno che sta per finire, a cosa si è fatto, a cosa si vorrebbe fare. Quest’anno, abbiamo nel cuore tre pensieri in particolare:

  • Il primo pensiero è per i bambini dell’Africa. Perché, nel 2015, due milioni e 800mila bambini dell’Africa subsahariana non hanno superato il quinto anno di vita. I tre quarti dei decessi avvengono nel primo anno di vita, e, infatti, si parla di mortalità neonatale. Quel numero, due milioni e 800mila, fa male. Per due motivi. Innanzitutto, è inaccettabilmente alto. In secondo luogo, le cause principali della mortalità infantile nel continente (complicazioni durante la gravidanza o al momento del parto, dissenteria, polmonite) sarebbero tutte facilmente prevenibili. Ma proprio tutte.
  • Il secondo pensiero è per i bambini dell’India. Perché qui vive un quarto delle persone denutrite di tutto il mondo. La fame non risparmia nemmeno i bambini, s’intende. Anzi, spesso si accanisce su di loro ancora di più. Come se già questo non bastasse, alla fame si aggiunge la dispersione scolastica: nel 2013, due milioni e 900mila bambini non andavano a scuola. Saranno destinati a diventare degli analfabeti. Quindi, a non aver quasi nessuna speranza di trovare un lavoro dignitoso.
  • Il terzo pensiero è per i bambini del Brasile. Perché, anche in questo caso, troppi di loro non possono andare a scuola. Per la precisione, quasi un milione di bambini nel 2013. In un Paese dove 11 milioni e 800mila persone sono completamente analfabete. In Brasile, i bambini non vanno a scuola perché le strutture non esistono o i genitori sono troppo poveri per pagare libri e retta scolastica. Un problema particolarmente grave per i bambini delle favelas. Che in molti casi sono reclutati dalle bande criminali.

Con questi pensieri vogliamo raggiungere anche quei bambini che non vivono nelle tre zone appena indicate.
A tutti i bambini che vivono in situazioni difficili vogliamo regalare la speranza in un futuro migliore.

 

DATI: Wfp, Who, Unesco