06 Ottobre 2016

mutilazioni genitali femminili: la storia di un cutter

Il cutter è, tradotto alla lettera, “colui che taglia”. Poiché stiamo parlando di mutilazioni genitali femminili, è facile capire qual è il suo ruolo in questa storia. E, in questo caso, il cutter è una donna.

Lei si chiama Maria. Era poco più di una bambina lei stessa quando ha praticato per la prima volta le mutilazioni genitali femminili a un’altra donna. All’età di vent’anni, cominciò a praticare le FGM (Female Genital Mutilation) nel Kongelai, una parte rurale del Kenya dove più del 75 per cento delle donne deve subire le conseguenze delle mutilazioni.

Maria pensava di star facendo la cosa giusta. Del resto, tutta la comunità la supportava e la incoraggiava. Lei stessa ha dovuto subire le mutilazioni.

Le conseguenze delle mutilazioni genitali femminili sono diverse. Tutte accomunate da un indicibile dolore. Durante il parto, le cicatrici intorno alla vagina possono mettere in pericolo la vita del bambino, che non ha abbastanza spazio. Questo accadde a Maria, che perse il suo bambino durante uno straziante travaglio. Non potrà più averne altri.

“Non c’era nessun passaggio per il bambino. Era davvero stretto, quindi il bambino è morto”.

Ma lei non realizzò che la perdita del suo bambino fosse dovuta alle FGM. Continuò quindi il suo “lavoro” come cutter. Maria ha praticato le mutilazioni genitali femminili a più di cento donne del Kenya.

Anni dopo, Maria partecipò a un incontro, organizzato da ActionAid, di informazione sulle mutilazioni genitali femminili. Imparò che aveva perso il suo bambino proprio a causa delle FGM. E capì che ciò che aveva fatto era sbagliato.

“Oggi, quando vedo una donna o una ragazza alla quale ho praticato le mutilazioni, le chiedo di perdonarmi perché ciò che le ho fatto è davvero orribile”.

Adesso, Maria parla delle sue esperienze, sia come cutter sia come donna che ha subito le FGM, per cercare di estirpare tale pratica dal suo villaggio.

“La mia esperienza mi dà la forza di aiutare altre ragazze. Non voglio che anche loro sperimentino ciò che ho dovuto affrontare io”.

Da quando ha preso questa decisione, alcuni membri della comunità la disprezzano. Inoltre, si adopera come assistente durante i parti. Però sente sempre la mancanza di un figlio nella sua vita.

 

Storia e foto: ActionAid.org.uk