Maria, 66 anni, è una cutter (“tagliatrice”). Ha eseguito le mutilazioni genitali femminili su più di cento ragazze in Kenya. Una pratica, quella delle MGF, che ha delle gravi conseguenze dal punto di vista sia fisico sia psicologico. Cosa sono, ti stai chiedendo?
Facciamo un po’ di chiarezza. Così da capire un po’ meglio perché questa pratica vada fermata. Adesso.
MGF
Le mutilazioni genitali femminili rappresentano un insieme di pratiche e, ancora oggi, sono eseguite in una moltitudine di Paesi. Chi pratica le MGF interviene sugli organi genitali femminili. Di solito, le mutilazioni genitali femminili sono subite quando si è bambine o giovani ragazze.
Tipologie
Come già detto, le mutilazioni genitali femminili sono un insieme di pratiche. Da ciò ne emerge che esistono diverse tipologie di tale pratica. Più nel dettaglio, l’Organizzazione mondiale della sanità distingue:
- Tipo I: rimozione parziale o totale del clitoride e/o del prepuzio (clitoridectomia);
- Tipo II: rimozione parziale o totale del clitoride e delle piccole labbra, con o senza escissione delle grandi labbra (escissione);
- Tipo III: restringimento dell’orifizio vaginale con creazione di un sigillo di copertura, con o senza escissione del clitoride (infibulazione);
- Tipo IV: tutte le altre procedure dannose per i genitali femminili per scopi non medici.
Fermare le mutilazioni genitali femminili
Adesso è possibile avere una panoramica di cosa significa dover subire le mutilazioni genitali femminili. Una pratica che dobbiamo assolutamente fermare il prima possibile. Specialmente perché la subiscono le bambine.
Fonte immagine: Ashley Hamer/ActionAid.org.uk