09 Maggio 2016

mortalità materna in Africa

Dovrebbe essere uno dei giorni più belli nella vita di una donna, nella vita di qualsiasi donna. Invece, nel continente africano, la gravidanza ha troppo spesso un esito fatale. In Africa si registra uno dei maggiori tassi di mortalità materna del mondo.

I numeri

Il Paese più colpito da questo problema è la Sierra Leone che si trova sulla costa occidentale del continente. Qui, il tasso di mortalità materna è spaventosamente alto: si registrano 1360 decessi ogni 100mila nascite circa. La Sierra Leone ha sempre avuto uno dei tassi di mortalità materna più alti del mondo ma, nel 2015, ha inciso fortemente l’epidemia di Ebola.

La Sierra Leone non è la sola a dover affrontare questa emergenza. La mortalità materna riguarda tutto il continente africano, questi Paesi in particolare:

  • Repubblica Centrafricana: 882.
  • Ciad: 856.
  • Nigeria: 814.
  • Sud Sudan: 789.
  • Liberia: 725.
  • Burundi: 712.
  • Gambia: 706.
  • Repubblica Democratica del Congo: 693.
  • Guinea: 679.
  • Costa d’Avorio: 645.
  • Malawi: 634.
  • Mauritania: 602.
  • Camerun: 596.
  • Mali: 587.
  • Niger: 553.

I numeri si riferiscono sempre al totale dei decessi ogni 100mila nascite. I Paesi indicati fanno tutti parte dell’Africa subsahariana, una delle zone più povere dell’intero pianeta.

Le cause

Le cause che in Africa portano ogni anno al decesso di migliaia di donne prima, durante o dopo il parto sono, essenzialmente, queste quattro:

  • infezioni
  • emorragie che possono verificarsi dopo il parto
  • crisi ipertensive
  • aborti effettuati da persone non preparate e in condizioni inadeguate

Le soluzioni

La mortalità materna in Africa non è un problema irrisolvibile. Basterebbe formare il personale, fornire i medicinali e gli strumenti adeguati, costruire strutture sanitarie attrezzate, garantire condizioni igienico-sanitarie accettabili. Le soluzioni ci sono, come puoi vedere.

E tu puoi fare tanto per fermare questa emergenza. Un semplice gesto e, per migliaia di donne, il parto diventerà nuovamente uno dei giorni più belli della loro vita: l’adozione a distanza.

 

Dati: WHO (i dati fanno riferimento al 2015)