20 Marzo 2018

matrimoni precoci soluzioni/come fermare

I dati dell’Organizzazione mondiale della sanità parlano di circa 22 milioni di giovani ragazze e bambine. Giovani ragazze e bambine che sono state costrette a contrarre un matrimonio precoce. Quasi sempre contro la loro volontà e con un uomo molto più grande di loro.

Stiamo parlando di una violazione dei diritti di queste ragazze e bambine. Si tratta anche di un grave problema che le priva della speranza in futuro migliore. Ma è anche un problema che possiamo risolvere. Ricorrendo a soluzioni come queste:

  • Supportare gruppi di uomini e donne. Nessuno meglio di chi vive il problema sulla propria pelle sa di cosa c’è bisogno per cercare di risolverlo. Una delle soluzioni per debellare i matrimoni precoci è prestare supporto e far crescere i gruppi locali, così che possano raggiungere vicini di casa, famiglie, funzionari e capi villaggio per sensibilizzarli sulle gravi conseguenze che derivano dai matrimoni precoci.
  • Sensibilizzare le giovani ragazze e le bambine. I matrimoni precoci sono un fatto culturale, considerato del tutto “normale” dalla comunità. Anche le giovani ragazze, cresciute in un determinato sistema culturale, la vedono in questo modo. Invece bisogna partire dalle ragazze, così che possano aprire gli occhi su quali sono i loro diritti e, cosa ancora più importante, su come fare per difenderli.
  • Creare “case sicure” dove le giovani spose possano rifugiarsi. Ci sono giovani ragazze e bambine che riescono a scappare a un matrimonio precoce. Hanno bisogno di essere accolte, tutelate, protette e curate, non solo dal punto di vista fisico ma anche psicologico.

Tutto questo è possibile ma non semplice da realizzare se si vive in uno dei Paesi più poveri del mondo, ovvero dove si concentra la maggior parte dei matrimoni precoci. Quindi, per poter mettere concretamente in atto le soluzioni che abbiamo appena indicato, c’è davvero bisogno dell’aiuto di tutti. Un aiuto che anche tu puoi dare. Come? Grazie all’adozione a distanza.

 

Immagine: Ruth McDowall/ActionAid.org.uk