16 Giugno 2016

malattie in Africa

Le chiamano malattie della povertà. Il nome già la dice lunga. Sono malattie che proliferano nei Paesi stretti nella morsa della povertà estrema. Come molti dei Paesi dell’Africa. Dove le malattie più gravi, quelle che ogni anno esigono il tributo più pesante, hanno nomi che da soli incutono paura.

Questi nomi sono AIDS, tubercolosi a malaria.

1. L’AIDS

Un acronimo che evoca immagini agghiaccianti. Immagini di povertà, abbandono, emarginazione e incomprensione. Stiamo parlando della sindrome da immunodeficienza acquisita, in inglese Acquired immune deficiency syndrome.

In tutto il mondo, 37 milioni di persone vivevano con l’HIV/AIDS nel 2014. Tieni sempre presente questo dato. Adesso confrontalo con la situazione in Africa, dove:

  • 26 milioni di persone vivono con l’HIV/AIDS;
  • i decessi causati dall’HIV/AIDS ammontano a 800mila;
  • il 4,8 per cento degli adulti di età compresa tra i 15 e i 49 anni vive con l’HIV/AIDS.

2. Tubercolosi

Secondo i dati del Global tuberculosis report 2015, in tutto il mondo la tubercolosi uccide più dell’HIV/AIDS. I Paesi più colpiti sono cinque. Uno di essi si trova in Africa: è la Nigeria. Che, comunque, non è la sola.

Nel 2014, in Africa ci sono stati 281 nuovi casi di tubercolosi ogni 100mila abitanti. La maggior parte dei malati di tubercolosi in tutto il mondo si trova proprio nel continente africano.

3. Malaria

Plasmodium falciparum, Plasmodium vivax, Plasmodium malaria, Plasmodium ovale e Plasmodium knowlesi sono i cinque parassiti che causano la malaria. Una malattia difficile da diagnosticare perché i sintomi sono gli stessi di una banale influenza.

Nel 2015, secondo le stime, ci sono stati 214 milioni di casi di malaria e 438mila decessi. La zona del mondo più colpita è stata l’Africa subsahariana: qui si sono registrati l’88 per cento dei casi di malaria e il novanta per cento dei decessi.

AIDS, tubercolosi e malaria sono solo alcune delle più gravi malattie che colpiscono l’Africa. Senza dimenticare l’epidemia di Ebola.

Fonte dati: World health organization | United Nations