
In molte aree del mondo l’infanzia non è un diritto garantito, ma un privilegio. Per milioni di bambine quel privilegio è negato due volte: perché sono bambine e perché sono lavoratrici. Il lavoro minorile femminile è più invisibile, più fragile e più difficile da raccontare. È un lavoro che avviene spesso lontano dagli occhi del mondo: nelle case, nei campi, nelle cucine, nei mercati, ma anche dentro matrimoni precoci dove il lavoro diventa un destino imposto. Affrontare questa doppia discriminazione significa riflettere sui diritti delle bambine, la violenza di genere, la povertà strutturale e il nostro ruolo in quanto organizzazione che ogni giorno lavora per spezzare un circolo che imprigiona intere generazioni di ragazze.
Lavoro minorile femminile: perché è più invisibile
Quando pensiamo al lavoro minorile, l’immaginario comune ci porta nelle miniere o nelle grandi fabbriche. Ma il lavoro che pesa sulle spalle delle bambine è spesso nascosto e quindi meno riconosciuto. Nelle comunità più fragili, una bambina può iniziare a lavorare già a 6 o 7 anni. Le forme più diffuse includono il lavoro domestico non retribuito (cucinare, pulire, raccogliere acqua e legna, prendersi cura dei fratelli), il lavoro agricolo familiare, piccoli lavori informali nei mercati o nelle case di altre famiglie, fino a una delle forme più estreme: il lavoro imposto nel matrimonio precoce, dove essere moglie significa diventare forza lavoro gratuita. Questo carico invisibile ruba tempo, salute e opportunità, e soprattutto ruba il futuro: molte bambine non frequentano la scuola perché devono lavorare, alimentando un ciclo di povertà e marginalità.
La doppia discriminazione: essere bambine, essere lavoratrici
Le bambine subiscono una discriminazione multipla che si intreccia su più livelli. La discriminazione di genere le relega a ruoli di cura e lavoro domestico molto più dei coetanei maschi. La discriminazione economica spinge le famiglie a chiedere loro di contribuire al sostentamento, rendendo il loro lavoro “un dovere naturale”. La discriminazione educativa si traduce nell’abbandono scolastico, spesso definitivo. La discriminazione culturale rafforza l’idea che investire sull’istruzione di una figlia sia inutile, aprendo la strada a matrimoni combinati, forzati o precoci.
Quando il matrimonio è lavoro
Il matrimonio precoce è una delle forme più drammatiche di sfruttamento minorile femminile. Una sposa bambina diventa immediatamente lavoratrice domestica, madre o futura madre, assistente familiare, senza alcun diritto né protezione. Le testimonianze che abbiamo raccolto raccontano storie simili: bambine costrette a lavorare invece di studiare, a occuparsi della casa invece di crescere, a vivere una violenza normalizzata. Alcune, grazie a progetti educativi e a spazi sicuri, sono riuscite a sottrarsi a questo destino e oggi sostengono altre ragazze nella stessa lotta.
La campagna “I’ll Marry When I Want”, nata dalle parole della giovane Eileen Piri, parla proprio di questo: della forza di dire no, della libertà di scegliere, del diritto a essere bambine.
Povertà e lavoro minorile femminile: un circolo che si può e si deve spezzare
Il peso del lavoro minorile femminile è legato a cause profonde. La povertà economica rende le bambine una risorsa di sopravvivenza familiare. L’analfabetismo dei genitori riduce la consapevolezza dell’importanza della scuola. Le norme culturali discriminatorie le relegano a ruoli predeterminati. La mancanza di servizi pubblici, scuole sicure o alternative educative le obbliga a scelte forzate. Per spezzare questo circolo servono interventi strutturali: scuole accessibili, insegnanti formati, spazi sicuri, programmi di empowerment femminile, sensibilizzazione delle comunità e alternative economiche reali.
Povertà e lavoro minorile femminile: ogni giorno lottiamo per spezzare questo circolo
Il peso del lavoro minorile femminile è strettamente collegato a cause profonde:
| Causa | Effetto sulle bambine |
| Povertà economica | Le bambine diventano forza lavoro gratuita o merce di scambio. |
| Analfabetismo dei genitori | Si riduce la percezione dell’importanza dell’istruzione. |
| Norme culturali discriminatorie | Le ragazze sono relegate al lavoro domestico e alla sottomissione. |
| Mancanza di istituzioni e servizi | Niente scuole sicure, niente protezione, niente alternative. |
Come ActionAid interveniamo su tutti i fronti che alimentano lavoro minorile femminile, povertà e matrimoni precoci. Costruiamo e ristrutturiamo scuole in zone rurali isolate, creando per le bambine un luogo sicuro dove studiare e crescere.
- Attiviamo spazi di ascolto e formazione per ragazze dove imparano i loro diritti e acquisiscono consapevolezza.
- Lavoriamo con genitori, leader locali e intere comunità per trasformare norme sociali che limitano la libertà femminile.
- Promuoviamo percorsi di empowerment per restituire alle bambine e alle donne autonomia economica, capacità decisionale e indipendenza e contribuire concretamente all’obiettivo 5 dell’agenda 2030
- Costruiamo e ristrutturiamo scuole, come quella di Kapale in Zimbabwe, dove molte bambine non andavano a scuola perché obbligati a procurare acqua per la famiglia.
L’adozione a distanza è uno degli strumenti più efficaci per proteggere le bambine dalla doppia discriminazione. Non è beneficenza: è un investimento in istruzione, diritti e sviluppo.
Sostenere il diritto all’istruzione, ad esempio, è un impegno concreto che può davvero fare la differenza nella vita delle bambine. Sostenere una bambina significa permetterle di andare a scuola, sottrarla al rischio di lavoro minorile e matrimonio precoce, migliorare le condizioni economiche della sua famiglia, rafforzare la comunità in cui vive.
Non a caso tra i traguardi dell’obiettivo 4 dell’agenda 2030 dedicato all’importanza di un’istruzione di qualità accessibile a tutti, si legge anche: Eliminare le disuguaglianze nell’istruzione. Superare le disparità di genere nell’accesso all’istruzione e garantire pari opportunità.
Domande frequenti sul lavoro minorile femminile
Perché il lavoro minorile colpisce così tanto le bambine?
Perché subiscono una doppia discriminazione: come minorenni e come femmine. Sono più impegnate nel lavoro domestico e più esposte ai matrimoni precoci, che rappresentano una forma di sfruttamento.
Il lavoro domestico di una bambina è considerato lavoro minorile?
Sì, quando è eccessivo per l’età, sostituisce l’istruzione, mette a rischio la salute o limita le libertà fondamentali.
Il matrimonio precoce può essere considerato lavoro minorile?
Sì. Una sposa bambina svolge ruoli di cura, assistenza e lavoro domestico senza alcun riconoscimento né diritti. È sfruttamento.
In quali Paesi il fenomeno è più diffuso?
Africa subsahariana e Asia meridionale registrano i tassi più alti, ma il fenomeno è globale e non legato a una sola cultura o religione.
Come agisce ActionAid per contrastarlo?
Attraverso istruzione, empowerment, costruzione di scuole, dialogo con le comunità, programmi di protezione e sostegno tramite adozione a distanza.
L’adozione a distanza può davvero aiutare?
Sì. Permette alle bambine di studiare, protegge dalla violenza e dal matrimonio precoce, sostiene e sensibilizza la comunità e contribuisce a rompere il ciclo della povertà.
Contro il lavoro minorile femminile, scegli di stare dalla parte delle bambine
Il lavoro minorile femminile non è inevitabile.
È la conseguenza di scelte, sistemi e ingiustizie che possiamo cambiare: adottando a distanza una bambina, sostenendo la sua istruzione, i suoi diritti e il suo futuro.