Settembre significa un nuovo inizio. Soprattutto per i bambini che tornano sui banchi di scuola. Loro forse non se ne rendono conto, ma la scuola e il diritto allo studio sono i pilastri fondamentali su cui basare il futuro. Lo sanno bene invece i milioni di bambini nel mondo che ogni anno si vedono negato il diritto istruzione, e per i quali settembre è un mese come un altro in cui lottare per sopravvivere.
Il diritto allo studio è un’utopia per molti bambini
L’istruzione è un diritto negato soprattutto in paesi dove la povertà e la guerra hanno preso ogni spazio di vita delle popolazioni. 1 bambino su 5 nei paesi in via di sviluppo vive in condizioni di povertà estrema. Solo in Africa sub-sahariana i bambini in difficoltà sono il 52% del totale a livello globale.
La povertà è uno dei primi nemici della scuola. Nei paesi poveri un bambino su tre è impossibilitato a studiare. Di tutti i bambini che non si vedono riconosciuto il proprio diritto allo studio, l’84% vive in paesi in via di sviluppo, un numero in crescita nonostante tutto il lavoro fatto negli ultimi anni.
La scuola è importante non solo per i singoli bambini e bambine, ma anche per il paese stesso. Dati Unesco dichiarano che se solo tutti i bambini del mondo riuscissero a completare anche gli studi secondari, più di 420 milioni di persone uscirebbero dalla povertà.
La guerra: il nemico numero uno
La guerra distrugge i diritti e le speranze di popolazioni intere. Basti pensare che nei paesi martoriati dai conflitti vive la maggioranza dei 122 milioni di minori malnutriti del mondo, e 1 bambino su 5 muore prima dei cinque anni.
Nei paesi in cui imperversano guerre da anni, l’istruzione è negata a 27 milioni di bambini e ragazzi. Le scuole sono spesso obiettivi di attacchi e vengono trasformate in caserme. E anche nel caso dei rifugiati, questi numeri non migliorano. È difficile che un bambino rifugiato riesca a entrare in una scuola, ed è difficilissimo che scelga di farlo, perché le condizioni di vita a cui è costretto lo portano molto più frequentemente a lavorare per sostentare sé stesso e aiutare la famiglia.
Chi sono i bambini senza diritto alla studio?
È difficile sapere con esattezza quanti sono, perché si trovano in zone dove non c’è modo di raccogliere dati certi. Ma sappiamo dove è la maggior parte di loro. Siria e Yemen, ad esempio, dove i conflitti esistono da anni e gli ultimi nati non conoscono altra realtà dalle esplosioni. I bambini Rohingya e quelli della Repubblica democratica del Congo sono impegnati a scappare dalle persecuzioni e sono in piena crisi umanitaria, così come i bambini in Somalia stanno affrontando una gravissima siccità che peggiora la situazione già grave di uno dei paesi più poveri del mondo.
Il destino peggiore tocca alle bambine e ragazze, discriminate in 55 Paesi sui 175 che compongono l’Indice dell’infanzia negata. Si stima che in questi paesi, il 55% dei bambini che non frequenta la scuola primaria sia di sesso femminile. Per queste giovani, non ricevere un’educazione significa non diventare mai consapevoli dei propri diritti, essere costrette a matrimoni precoci e a una vita di violenze. Sono 15 milioni di piccole donne che non avranno mai la possibilità di imparare a leggere o scrivere, 5 milioni in più rispetto alle stime sui maschi.
In Sud Sudan ad esempio, 2,2 milioni di bambini non possono andare a scuola, e il 75% sono femmine, a causa soprattutto degli stereotipi di genere. Grave la situazione anche in Afghanistan dove, a 17 anni dal conflitto americano, l’istruzione è negata al 40% dei bambini, il 66% di loro è rappresentato dalle donne di domani.
Una nuova idea di futuro
L’educazione accessibile e di qualità è il primo strumento per la crescita ed emancipazione delle giovani generazioni. Nei luoghi dove questo non avviene le conseguenze per il futuro riguardano tutto il paese. Il diritto allo studio salva le vite: allontana i matrimoni precoci, permette di avere più possibilità di lavoro e di educazione sanitaria, sessuale, civile.
A settembre si torna a scuola. Nella nostra idea di futuro, questa frase è vera in ogni singola parte del mondo. Aiutaci anche tu!
Fonti:
Terresdeshommes.it