Secondo l’UHCR, l’agenzia delle nazioni unite per i rifugiati, ad oggi 1 persona su 97 è stata costretta a scappare a causa di situazioni di emergenza, e probabilmente non potrà mai più tornare “a casa”. Secondo il report rilasciato dall’agenzia, alla fine del 2019 i rifugiati nel mondo erano 79,5 milioni di persone: un numero che non è mai stato così alto. La giornata mondiale del rifugiato è il momento giusto per pensare a ognuna di loro.
I numeri sono molto cambiati nel tempo. Negli anni Novanta erano in media 1,5 milioni i rifugiati che riuscivano a fare ritorno a casa, ogni anno. Solo negli ultimi dieci anni, questo numero è crollato a circa 385.000. Nel corso della giornata mondiale del rifugiato è opportuno comprendere che questi 79,5 milioni in tutto, famiglie, uomini, donne e bambini, devono ricevere ascolto e avere finalmente una possibilità di riscatto.
Non solo guerra: la Somalia e il surriscaldamento globale
Le emergenze ormai, sono diverse. Non si scappa “solo” dalle bombe e dalla guerra. In Somalia, ad esempio, c’è una crisi umanitaria causata da una siccità senza precedenti e disastri naturali dovuti al surriscaldamento globale. Questi stanno distruggendo intere comunità: gli animali muoiono di fame, non c’è abbastanza acqua per irrigare i campi, e le famiglie che hanno perso la loro fonte di sostentamento non hanno altra scelta che andarsene. ActionAid lavora da anni nella parte nord del paese, conosciuta come Somaliland. Le comunità di queste terre stanno faticando a recuperare le forze dopo due anni di siccità assoluta che sembrava finita nel 2017, e stanno ora affrontando il più lungo periodo senza piogge degli ultimi trent’anni, che porterà secondo l’ONU a 2,2 milioni di persone a rischio fame.
Gli uomini hanno abbandonato le famiglie in cerca di un lavoro e di acqua, mentre le donne sono costrette a fare viaggi pericolosissimi per raggiungere i campi per i rifugiati. Luoghi spesso troppo affollati, pericolosi e senza strutture. ActionAid sta distribuendo kit d’igiene per le donne, e investimenti a fondo perduto che permettano loro di comprare cibo, acqua e medicine per le loro famiglie.
La giornata mondiale del rifugiato: la storia di Hibaq e Nimco
Hibaq e Nimco sono due sorelle di 15 e 19 anni. Dal 2017, vivono in un campo per sfollati con la madre, il fratello e la nonna. Erano felici prima di dover fuggire dalla loro casa, allevavano il bestiame e non hanno mai sofferto la fame. Quando la siccità è peggiorata e gli animali hanno cominciato a morire, Hibaq, Nimco e la loro famiglia hanno deciso di andare via, in cerca di acqua e cibo. Arrivate al campo per rifugiati, la loro vita è completamente cambiata. Ora per lo più passano il tempo sedute senza nulla da fare, in una situazione che Hibaq descrive “come vivere in prigione”.
Vivere in un campo per rifugiati significa molte cose. Tanto per cominciare, non ci sono bagni, solo la nuda terra fuori dalla propria capanna fatta di piccoli bastoncini. È impossibile denudarsi durante il giorno, quindi sono costrette ad andare durante la notte e non possono mai farlo da sole perché il rischio di essere aggredite, da uomini o da animali, è altissimo. I rifugi non hanno serrature e le donne nei campi subiscono spesso violenze sessuali. In più, c’è la carenza di cibo e acqua. Hibaq dichiara che queste mancanze stanno rallentando la sua crescita, soprattutto la disidratazione. Non ci sono luoghi né mezzi per potersi lavare normalmente e quindi bisogna farlo con poca acqua razionata nello stesso luogo dove dormono insieme al resto della famiglia. Avere le mestruazioni, in questa situazione, non solo non è confortevole, ma le mette anche a rischio di infezioni, impossibilitate come sono a lavare i propri abiti e la propria biancheria.
L’azione di ActionAid nelle zone del Corno d’Africa è più utile che mai soprattutto ora che il surriscaldamento globale sta peggiorando. La giornata mondiale del rifugiato serve a riportare l’attenzione su dove sono, come vivono e di cosa hanno bisogno le Hibaq e le Nimco del mondo. Partendo dal farle sentire sicure nel luogo che sono costrette a scegliere come nuova casa. Insieme, possiamo aiutarle: dona ora.