I rifugiati di guerra nel mondo sono 70 milioni di persone. Il 20 Giugno è la Giornata Mondiale del Rifugiato, un appuntamento istituito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, un modo per mettere in primo piano uomini, donne e bambini, che hanno visto bruciare le loro case, sono stati vittime di persecuzioni, torture, perdite e sofferenze.
Gli eventi organizzati a livello internazionale per sensibilizzare su questa tematica saranno tantissimi. L’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR) ha lanciato gli hashtag #WithRefugees e #iohodiritto con cui dare visibilità alle iniziative e rafforzare attraverso i media il messaggio di non lasciare queste persone sole, senza futuro e diritti, il diritto al ricongiungimento familiare, i diritti basilari come cibo e acqua, e quelli politici.
Giornata Mondiale Rifugiato: il Global Trends
Il Global Trends dell’UNCHR, è il rapporto stilato annualmente proprio in occasione della giornata mondiale del rifugiato, e serve a monitorare gli esodi forzati basandosi su dati a disposizione dell’ONU, dei governi internazionali e altri partner. Fino al 2005, circa 6 persone al minuto si trovavano costrette a scappare dalla propria casa ma negli ultimi 10 anni, questo numero è salito a 24 e più del 50% di questo aumento è causato da fattori come l’inasprirsi di guerre e carestie, ma anche per colpa del surriscaldamento globale.
Gli ultimi dati del 2018 mostrano che più della metà dei rifugiati proviene da Siria, Afghanistan, Sud Sudan, Myanmar e Somalia. Sono in crescita gli sfollati che provengono da Yemen, dalla Repubblica Centrafricana, e dal Corno d’Africa a causa della siccità.
Di tutti i rifugiati che richiedono asilo, il 52% sono bambini sotto i 18 anni, spesso non accompagnati. E nella lista dei paesi che hanno più rifugiati ogni 1000 persone troviamo anche una notizia sorprendente. A differenza di quanto si crede, non sono i paesi nella parte settentrionale del mondo ad avere il maggior numero di rifugiati: più dell’85% si trovano in paesi in via di sviluppo, che soffrono già di diversi problemi nel far fronte alle esigenze della popolazione e questi ingressi non fanno che acuire la situazione già precaria. Al primo posto, con uno scarto incredibile rispetto agli altri, c’è il Libano, con 164 rifugiati ogni 1000. Seguono: Giordania, Turchia, Uganda, Chad, Svezia (24 ogni 1000), Sud Sudan, Sudan e Malta (con 19).
Quali sono le soluzioni per i rifugiati?
L’UNCHR è l’ente che più di tutti si occupa di coordinare a livello internazionale la protezione e l’accesso a una risoluzione del problema dei rifugiati che sia basata sulla dignità dell’essere umano. Secondo l’organizzazione l’integrazione nelle nazioni ospitanti deve essere la soluzione principale, sia per evitare un rimpatrio forzato, sia per valorizzare le persone come membri delle società dove arrivano. L’obiettivo è lavorare sulla pace nelle terre di origine e su un loro ritorno sicuro, perché nessuno ama vivere lontano dalla propria casa, soprattutto se vi è stato costretto.
Il caso dei Rohingya
Un caso su tutti è il milione di sfollati che risiedevano a Rakhine, in Myanmar. Il popolo apolide dei Rohingya è un’intera popolazione di rifugiati di guerra, soggetta da anni a persecuzioni e discriminazioni etniche, a causa delle politiche restrittive del regime in Myanmar. L’unica soluzione, forzata, possibile è stata quella di scappare nel vicino Bangladesh, dove il loro numero è arrivato a 930.000 sfollati, per lo più donne e bambini, che hanno subito violenze e soprusi per gran parte della loro vita.
ActionAid è al fianco dei rifugiati Rohingya per aiutare i bambini, le loro famiglie e anche lo Stato che li ha accolti. Abbiamo allestito campi per oltre 70.000 rifugiati e fornito cibo e acqua potabile a circa 8.000 famiglie. Il nostro intervento si è focalizzato nel supporto delle donne e dei loro figli, per aiutarle a sostenere le ripercussioni fisiche e psicologiche della fuga, in particolare la povertà e la fame estrema, le violenze sessuali e domestiche che purtroppo in queste situazioni di caos e scarso controllo diventano una fenomeno frequente. Grazie alle donazioni di tanti sostenitori ActionAid ha potuto mettere a disposizione consulenza psicologica, spazi sicuri dove dormire e rifugiarsi, controlli medici e kit di prima necessità.
Fonti:
unhcr.org