“Coltivare, nutrire, preservare. Insieme”. Questo è il tema della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, che si celebra il 16 ottobre. Quest’anno, le tematiche principali saranno soprattutto due: i 75 anni dalla nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), e gli effetti della pandemia di COVID-19 che non ha solo sconvolto il settore sanitario ed economico globale, ma ha creato serissimi problemi anche a quello alimentare.
La Giornata Mondiale dell’Alimentazione: il COVID-19
La crisi globale dovuta alla pandemia ha portato tutti gli Stati e le popolazioni a rivalutare quello che spesso viene dato per scontato. La libertà individuale, il contatto umano, e il cibo. Non è un caso che durante il lockdown in Italia si sia registrato un aumento del consumo di cibi sani come verdura, frutta e legumi. L’accesso a questi alimenti dovrebbe essere un diritto di tutti, ma non è così per i Paesi più vulnerabili che si stanno invece avvicinando a una carestia.
Secondo i dati della FAO quasi 690 milioni le persone che soffrono la fame, 10 milioni in più rispetto al 2019. La pandemia di COVID-19 potrebbe far crescere ulteriormente questo numero, di 83 o addirittura 132 milioni di persone, in base all’andamento dell’economia. La crisi alimentare sta colpendo in pieno Paesi già in ginocchio come Yemen, Burkina Faso, Sud Sudan, Afghanistan e Repubblica Democratica del Congo. E sta mettendo in difficoltà gli altri Paesi già svantaggiati.
Tutto questo avviene in uno scenario in cui, in realtà, ci sarebbe cibo a sufficienza per tutti. Ma le risorse non sono equamente distribuite, quindi la fame di alcuni si contrappone all’obesità di altri, mentre gli sprechi alimentari sono ancora un serio problema. Basti pensare che solo riuscendo a recuperare gli alimenti che non vendiamo o non mangiamo, si potrebbero sfamare altri 2 miliardi di persone. Salvando anche quei bambini che muoiono ogni giorno a causa della malnutrizione.
Rendere il cibo accessibile a tutti
Secondo dati Oxfam, la comunità internazionale non sta facendo abbastanza per sostenere il piano di risposta delle Nazioni Unite per l’emergenza Covid, e i fondi stanziati coprono solo il 10% di quello che servirebbe per far fronte alla crisi alimentare e salvare 55 milioni di persone.
Eppure, intervenendo puntualmente sul territorio e in maniera costruttiva, non solo è possibile aiutare le popolazioni in difficoltà, ma anche elaborare soluzioni a lungo termine. Come? Sostenendo ad esempio i piccoli produttori locali. Nella parte sud orientale del Brasile, ActionAid ha supportato l’unione tra l’Alternative Farming Centre in Northern Minas e altre organizzazioni tra cui la Grande Sertão Cooperative, per creare un network tra agricoltori e imprese.
Durante la pandemia, le difficoltà di spostamento stavano causando un importante spreco dei cibi prodotti dai locali che non riuscivano più a trasportarli. ActionAid ha offerto il suo sostegno per favorire la comunicazione e l’organizzazione con altre cooperative della zona, riuscendo a organizzare una raccolta di 144 tonnellate di cibo, sano e coltivato senza l’utilizzo di pesticidi, distribuito a oltre 2.000 famiglie in difficoltà della regione.
A Minas Gerais, invece, la Alternative Technologies Center (CTA-ZM) è riuscita a portare più di 22 tonnellate tra riso, fagioli, granturco, banane, arance, zucche, limoni e molto altro, a tutte le famiglie registrate alla scuola pubblica. Sono stati distribuiti 1.300 cestini, che contenevano tra le altre cose prodotti confezionati da piccole aziende guidate da donne. Piccole imprese che lavoravano con le scuole e senza il supporto di ActionAid avrebbero perso almeno il 50% dei loro guadagni a causa del lockdown. Mentre le famiglie in difficoltà poco distanti da quella zona non avrebbero saputo come fare a sopravvivere.
Non “basta poco” per trovare soluzioni dove sembra non ci siano. Ci vuole organizzazione, attenzione e un contatto diretto con il territorio. Ma “coltivare, nutrire e preservare” è possibile, soprattutto quando è un impegno condiviso. Facciamolo insieme, dunque: dona ora.