18 Dicembre 2023
Giornata mondiale dei diritti dei migranti 2023

Tra le conseguenze della crisi climatica c’è quella della migrazione ambientale. Negli ultimi anni, è cresciuto il numero di famiglie e bambini costretti a lasciare il proprio Paese a causa del cambiamento climatico che mette ancor più in evidenza le sfide sociali, ambientali ed economiche del territorio. Nella Giornata Internazionale dei diritti dei Migranti, è importante sottolineare anche il fenomeno dei migranti ambientali che vede costrette intere comunità ad abbandonare la propria casa, il proprio lavoro e il proprio Paese.

Chi sono i migranti ambientali

Secondo l’Internal Displacement Monitoring Centre, nel 2021 ci sono stati 23 milioni e 700mila di spostamenti forzati. Un trend che aumenta di anno in anno, in cui 89 milioni e 300 mila persone in tutto il mondo sono costrette ad abbandonare le proprie case per fuggire da guerre, violenze, persecuzioni e altro. Non esiste però una tutela internazionale per i migranti ambientali, nonostante il “vivere in un ambiente pulito, sano e sostenibile” sia un diritto garantito dalla carta dei diritti dell’ONU e i numeri del fenomeno siano in costante crescita.

Secondo il documento Guiding Principles for Children on the Move in the Context of Climate Change, realizzato da UNICEF, OIM, Georgetown University e dall’Università delle Nazioni Unite, nel solo 2020, circa 10 milioni di bambini sono stati sfollati in seguito a disastri ambientali. Per un bambino o una bambina che emigra, accedere all’istruzione e alle cure mediche diventa difficile, e aumenta il rischio di abuso, matrimoni precoci tratta e sfruttamento del lavoro minorile. Il documento realizzato contiene una guida in 9 punti per cercare di affrontare la situazione di vulnerabilità di questi bambini costretti a spostarsi, che si trovino all’interno del proprio Paese o diretti oltre i confini per fuggire dagli impatti negativi di un clima fuori controllo. I bisogni e i diritti dei migranti minori sono ancora fuori dal dibattito politico, e c’è il bisogno di garantire il loro benessere e il raggiungimento del loro potenziale da parte dei Governi che li accolgono.

I cambiamenti climatici non sono uguali per tutti

Nel 2023 abbiamo assistito all’inasprirsi di eventi climatici in molti Paesi del mondo: ondate di caldo, inondazioni e cicloni hanno interessato una buona parte del globo. I dati IPCC riportati nel report Climate Change 2022: Impacts, Adaptation & Vulnerability, evidenziano però l’esistenza di macroregioni che soffrono maggiormente l’impatto del cambiamento ambientale come: Africa Occidentale, centrale e orientale, Asia Meridionale, America Centrale e Meridionale, e l’Artico. In queste aree tra il 2010 e il 2020 la mortalità, a causa di eventi estremi come inondazioni, tempeste e siccità, è stata di 15 volte superiore rispetto alle regioni definite meno vulnerabili. Dei 2,2 miliardi di bambini che esistono nel mondo, la metà vive in questi Paesi ad alto rischio, e molti potrebbero trovarsi costretti a migrare nei prossimi anni.

Ne è un esempio il ciclone Idai che in Mozambico, Zimbabwe e Malawi ha distrutto 715 mila ettari di coltivazioni, rovinando un anno di lavoro e sostentamento per tantissime persone. Il disastro ambientale si accompagna poi spesso alla carenza di prima assistenza e sanità, portando come in questo caso a epidemie di colera.

Secondo una ricerca condotta da ActionAid, anche se i governi riuscissero a rispettare gli obiettivi prefissati per limitare i danni all’ambiente, più di 60 milioni di persone nella sola Asia meridionale sarebbero comunque costrette a emigrare a causa dell’innalzamento del livello del mare, dello stress idrico, della siccità e della perdita di risorse dell’ecosistema.  

Noi di ActionAid stiamo portando avanti la campagna Fund our Future, per fermare le banche dall’investire in combustibili fossili e agricoltura industriale nei Paesi del Sud del Mondo. Nonostante gli effetti siano sotto gli occhi di tutti, l’industria continua a sfruttare i territori di Africa, Asia e America Latina, per la costruzione di nuove miniere, pozzi di gas, oleodotti, centrali elettriche a carbone, piantagioni di monocolture nutrite da fertilizzanti fossili e pesticidi.

L’agroecologia: la resilienza che abbatte l’emigrazione

Un evento climatico estremo comporta innanzitutto perdite di campi coltivati, bestiame e case. Grazie ai contributi dei nostri sostenitori, noi di ActionAid stiamo lavorando per prevenire conseguenze estreme come queste abbattendo così le migrazioni da queste aree vulnerabili.

Dal 2019 è attivo in Kenya il progetto SAMPAK, per Modelli agro ecologici di produzione sostenibili nelle aree aride e semi aride di una regione che è particolarmente colpita da periodi di siccità sempre più estrema che si alternano a forti alluvioni. Il progetto prevede di fornire strumenti e competenze alle comunità della zona per lavorare su forme di agropastorizia e agroecologia resilienti ai cambiamenti climatici. Stiamo formando al momento, 94 “Agricultural Champions”, che diventeranno tutor per il resto della comunità cercando di sostenere 7800 agropastori. Grazie all'adozione a distanza possiamo dare forza e formazione a queste popolazioni vulnerabili, per costruire un po’ alla volta un mondo più resistente e sostenibile, sfruttando al meglio le risorse che si hanno a disposizione. Sostienici anche tu: dona ora!