22 Aprile 2022
Crisi alimentare Yemen

La Giornata Mondiale della Terra è stata istituita nel 1970, fortemente voluta dal senatore statunitense Gaylord Nelson. Si celebra ogni 22 aprile in 192 Paesi del mondo, e serve a riportare l’attenzione sul rispetto del nostro pianeta, fatto di risorse non infinite. L’inquinamento dell’aria e del suolo, la siccità, la distruzione degli ecosistemi con la sparizione di migliaia di piante e specie animali ogni anno, le microplastiche: le tematiche calde della giornata sono moltissime e sotto gli occhi di tutti da tanto tempo.

La giornata della terra 2022: uno sguardo sul mondo

Il senatore Nelson iniziò la sua campagna di sensibilizzazione nel 1962, nel pieno delle proteste contro la guerra in Vietnam. Pensò a soluzioni per stimolare la sensibilità ambientale coinvolgendo anche altri esponenti del mondo politico, come Robert Kennedy che nel 1963 organizzò conferenze sulle tematiche ambientali in 11 Stati del Paese.

Nel 1969, dopo il disastro causato dalla fuoriuscita di petrolio dal pozzo della Union Oi a Santa Barbara in California, il senatore Nelson si rivolse al pubblico recriminando che “tutte le persone, a prescindere dall’etnia, dal sesso, dal proprio reddito o provenienza geografica” avevano “il diritto a un ambiente sano, equilibrato e sostenibile”. L’anno seguente, il 22 aprile, la giornata della terra prese così vita direttamente in strada, con 20 milioni di cittadini mobilitati in una manifestazione a difesa del pianeta. Attivisti, universitari, e gruppi che fino a quel momento avevano combattuto per le singole tematiche, contro l’inquinamento delle fabbriche, i pesticidi o la progressiva desertificazione, si trovarono tutti sotto un unico cartello. Un evento che la CBS definì: “Giornata della Terra: una questione di sopravvivenza”.

Dopo una lunga serie di Giornate della Terra, nel 1992 le Nazioni Unite si unirono nel primo vertice ambientale a Rio de Janeiro. Pian piano la tematica è riuscita a raggiungere più Paesi e più copertura mediatica, fino agli anni 2000 in cui grazie a internet, centinaia di milioni di persone diventarono consapevoli dell’Earth Day.

Le conseguenze che sono già qui: la crisi alimentare in Yemen

Sono passati 52 anni da quel primo 22 aprile, e in molti nel mondo hanno già provato le conseguenze del surriscaldamento globale almeno una volta nella vita attraverso fenomeni atmosferici estremi, carenza d’acqua, malattie dovute all’aria inquinata. C’è però una parte che sta soffrendo ancora di più. Per la fame.

Dati FAO, agenzia delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione, riportano che nel 2019 le persone denutrite erano 690 milioni (circa l’8,9% della popolazione globale). Il problema dell’accesso al cibo dipende da molti fattori che partono da quello economico per poi sfociare nelle difficoltà legate all’ambiente. I Paesi dell’Africa sub-sahariana, ad esempio, sono specializzati nella produzione di caffè e cacao che usano per le esportazioni mentre importano tutto il resto che serve alla loro sopravvivenza quotidiana. Ma quando calano le esportazioni da un Paese verso l’altro, a causa di guerre, inquinamento, pandemie… cosa succede?

Ad esempio, succede che in Yemen la crisi alimentare sfoci velocemente in catastrofe, con 17,4 milioni di persone che ad oggi non hanno la possibilità di soddisfare il fabbisogno minimo di cibo. Secondo FAO, UNICEF e WFP (World Food Program), entro dicembre 2022 ci saranno 19 milioni di bambini sotto ai cinque anni con un livello elevato e persistente di malnutrizione acuta. Ad oggi, sono 2,2 milioni i piccoli gravemente malnutriti.

Una delle cause di questa drammatica emergenza è la guerra in Ucraina, che ha portato a uno shock delle importazioni di grano (il 30% di tutto il cibo importato in Yemen proveniva dall’Ucraina) e ha fatto crescere incredibilmente i prezzi dei generi alimentari. QU Dongyu, direttore della FAO, ha dichiarato che l’agenzia sta lavorando direttamente con gli agricoltori sul campo, per rafforzare l’autosufficienza a lungo termine della Nazione, ma la catastrofe alimentare in Yemen è al limite dell’inevitabile.

C’è una cosa che gli scienziati dicono spesso, quando parlano di surriscaldamento globale: tutto è connesso, dal più piccolo granello di sabbia del Sahara all’ultimo filo d’erba della foresta amazzonica. Così anche uomini, donne e bambini che abitano questo pianeta devono imparare a vedersi come coinquilini di un’unica casa che chiamiamo terra. E possiamo fare qualcosa per aiutare i nostri vicini che si trovano in Yemen, un passo alla volta: dona ora!