La Giornata Mondiale della Salute è stata istituita nel 1950, in concomitanza alla fondazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. In oltre settant’anni, la ricorrenza ha permesso di portare l’attenzione di tutti su questioni importanti come la salute mentale, l’HIV, l’assistenza materna e infantile, e anche le conseguenze del cambiamento climatico sulla salute globale. Il 7 aprile di ogni anno è un momento di riflessione, quindi, che nasce per arricchire e sensibilizzare su tematiche di rilevanza universale. Perché, sì, la salute è un tema democratico, riguarda proprio tutte le persone, in ogni luogo, di ogni estrazione sociale.
La giornata mondiale della salute 2022
La giornata del 2022 sarà dedicata all’ambiente e ai rischi legati alla salute degli abitanti del mondo, attraverso il tema: “Il nostro pianeta, la nostra salute”. Il 90% dell’aria è inquinata da combustibili fossili che causano l’aumento di molte patologie come malattie cardiovascolari, asma e cancro. In più, gli eventi climatici estremi, la siccità e la scarsità d’acqua, l’inquinamento dei mari con le microplastiche, stanno già avendo effetti sulla vita delle persone portando a mancanza di cibo ed emigrazione ambientale.
Il tema che ha guidato la giornata della salute lo scorso anno è stato “Costruire un mondo più Giusto, più Sano”. Un argomento caldo ancora oggi, davanti alle diseguaglianze emerse nel corso della pandemia che ha evidenziato differenze sostanziali tra le nazioni sulla gestione del virus e dei vaccini. La risposta al Covid-19 da parte della scienza è stata immediata e potente, ma anche diversa nel trattamento tra le varie parti del mondo. La distribuzione diseguale di benessere, guadagno e potere, si riflette in ogni ambito della vita.
Nei Paesi del Sud del mondo il quadro era già molto fragile: il Fondo Globale per la lotta ad HIV, tubercolosi e malaria ha denunciato che nel 2020 a causa del Covid-19 le diagnosi di malaria si sono ridotte del 31%. Questo purtroppo non si traduce in una sconfitta della malaria, ma solo un ritardo nella prevenzione e nella cura di chi è malato e non lo sa. In Uganda le fake news hanno portato a una discriminazione nei riguardi di chi indossava le mascherine. Le persone avevano paura che avere la mascherina sul viso corrispondesse ad avere il coronavirus, e spostarsi per raggiungere gli ospedali, prevenire e curare anche le altre malattie è stato più difficile del normale. E ci ha allontanato un po’ di più dall’obiettivo dell’OMS di risolvere le emergenze sanitarie globali entro il 2023.
Gambia: Fatou e i vaccini per la piccola Basir
Ma anche i sistemi sanitari globali non sono tutti uguali e fare prevenzione non è facile. In Gambia, ad esempio, quasi la metà dei bambini nati non viene registrata all’anagrafe. Restano così fuori dai cicli di vaccinazione che sarebbero in grado di salvar loro la vita da molte malattie prevenibili. Basti pensare che il 6% dei bambini muore prima dei sei anni, a causa di malattie per cui già esistono vaccini e cure, come la malaria o la dissenteria.
Anche quando i bambini sono registrati, non riescono spesso a ricevere i vaccini che dovrebbero avere a causa di problematiche legate alla burocrazia. È difficile per il personale sanitario gestire i dati e aiutare il governo a migliorare l’assistenza ai bambini, e uno dei primi effetti di questo problema è che le donne passano moltissimo tempo nelle sale d’attesa degli ambulatori e degli ospedali. Tempo che potrebbero investire meglio lavorando per se stesse e il benessere della propria famiglia.
ActionAid e i suoi partner come la Shifo Foundation stanno lavorando per portare migliorie tecnologiche e organizzative al sistema sanitario nazionale. Ce lo racconta Fatou, insegnante e madre di Basir, una bimba di 4 anni. Fatou era una di quelle donne, passava giornate intere nelle sale d’attesa, in piedi per ore, a cercare di capire se la propria bambina dovesse ricevere vaccino o vitamine, ed aspettare altro tempo per ricevere il certificato di avvenuta vaccinazione. Per ricominciare allo stesso modo la volta successiva.
Ora, grazie al nostro aiuto, vengono organizzate visite il sabato per le donne lavoratrici che entrano una alla volta per fare tutto insieme. “Adesso è molto più facile per me, e non perdo così tanto tempo qui. Da quando c’è questo sistema, l’attesa più lunga che ho fatto è stata di 30 minuti”. Si può migliorare la vita delle persone un poco alla volta, portando eguaglianza e informazione. Aiutaci anche tu: dona ora!