Istituita nel 1965 dall’UNESCO, la giornata internazionale dell’alfabetizzazione si celebra ogni anno l’8 settembre. La ricorrenza del 2020 è particolarmente importante, perché a causa dello stato di crisi mondiale dovuta alla pandemia di coronavirus sono state chiuse scuole in più di 190 nazioni, causando l’interruzione della formazione per più di 1,27 miliardi di bambini. Il Covid-19 ha portato a galla problemi esistenti e nuovi disagi che faranno parte delle tematiche da affrontare nel corso della celebrazione: il gap che era già presente tra le nazioni sviluppate e le altre in via di sviluppo è peggiorato per la mancanza di strumenti adatti a gestire la crisi, e l’impatto sugli educatori è stato importante tanto quanto l’effetto sulla qualità delle lezioni e della formazione.
La giornata internazionale dell’alfabetizzazione 2020
Mai come quest’anno l’8 settembre deve essere l’occasione per riflettere sulle possibilità di innovare il modo di concepire la formazione, e combattere l’analfabetismo nel mondo. La tecnologia che ha permesso la formazione a distanza nel periodo più difficile della crisi, ad esempio, potrebbe essere la soluzione che mancava per molti, purché si riesca a garantirne l’utilizzo anche nei paesi meno fortunati.
Il tasso di alfabetizzazione nel mondo è ancora molto basso in Africa Centrale, India, e in molti paesi in via di sviluppo. L’impatto dell’analfabetismo riguarda non solo le singole persone ma tutta la comunità in cui vivono. Chi non sa leggere o scrivere ha difficoltà a trovare un’occupazione dignitosa e non riesce a uscire da condizioni di povertà, non può vivere a pieno la vita civile perché non conosce i propri diritti e non ha i mezzi per fare scelte consapevoli in ambito politico. Non può, inoltre, acquisire consapevolezza su tematiche come l’educazione sessuale e la prevenzione delle malattie.
Il diritto a una scuola pubblica di qualità
Gli interventi di ActionAid in Nepal hanno dimostrato che, con un minimo investimento in infrastrutture e in programmi di formazione, è possibile migliorare di molto anche le situazioni che sembrano disperate. Nel 2015 la Jalkanya Primary School era l’unica scuola primaria pubblica della comunità ed era frequentata solo da 15 bambini. Nella struttura non c’era acqua potabile, i bagni restavano spesso a secco di acqua corrente, mancava una recinzione esterna che proteggesse i bambini nel cortile dal bestiame al pascolo, che finiva per ferire i più piccoli. Non bastavano i banchi, non c’erano abbastanza sedie. La situazione è peggiorata ulteriormente quando le famiglie che potevano permetterselo hanno iniziato a mandare i figli alla scuola privata più vicina: un lusso per pochi, che stava portando alla fusione della scuola di Jalkanya con un’altra scuola pubblica distante chilometri.
ActionAid ha iniziato la sua opera di rinnovamento organizzando un incontro tra la commissione scolastica e i genitori, e mettendo a punto un piano. I primi interventi strutturali hanno visto arrivare l’acqua potabile e corrente nella scuola e materiali per fare sport e studiare. Sono stati costruiti bagni divisi per bambini e bambine, e una recinzione intorno alla scuola che proteggesse il cortile. Dopo soli cinque anni di lavoro sulle infrastrutture e sui contenuti educativi, la scuola pubblica di Jalkanya si è salvata dalla chiusura e ha aumentato il numero di iscritti da 15 a 70. Ha delle classi dove si studia inglese, e la percentuale di successo del percorso di formazione è aumentata dal 45% all’85%. Bambine come Yuma e Bipana, 9 anni ognuna, hanno vissuto in prima linea questo cambiamento passando dal dover tornare a casa per bere acqua e usare il bagno durante l’orario di scuola a saltare con la corda in cortile con i propri amici.
La scuola è il luogo dove tutti dovrebbero sentirsi sicuri e protetti, un posto dove poter iniziare a costruire un futuro migliore. Insieme, possiamo garantire questo diritto fondamentale a chi ne ha bisogno: dona ora!