Claudia Gerini per ActionAid

In Kenya, Ruanda, India, Pakistan e altri Paesi, i matrimoni precoci sono ancora una realtà per 33mila bambine ogni giorno (fonte: Unfpa) che non potranno vivere la vita che meritavano. Perché le spose bambine sono vittime di un trauma enorme, a livello fisico e psicologico: gravidanze precoci, isolamento sociale, abbandono scolastico per citarne solo alcuni.

Con le parole di Claudia Gerini per ActionAid, impariamo a conoscere questa triste realtà ma soprattutto iniziamo a capire cosa ognuno di noi può fare per fermarla.

Le spose bambine nel mondo

33mila bambine al giorno significano 650 milioni di bambine che sono state costrette a sposarsi nel solo 2020. La maggior parte risiede in Africa Centrale e occidentale, e in Africa orientale e meridionale; in America Latina e nei Paesi caraibici questaè una realtà peruna minorenne su quattro. Una realtà che porta storie spesso poco felici.

Come quella di Pauline, che oggi ha 15 anni e vive in Kenya. Quando ne aveva 10 è stata sottoposta alla mutilazione dei genitali femminili e data in sposa poco dopo. Oggi fa parte del gruppo di donne sostenute da ActionAid e lavora per sensibilizzare le comunità a fermare queste violazioni di libertà sul corpo delle donne, in una nazione in cui il 23% delle ragazze si sposa prima dei 18 anni.

Le storie raccolte da ActionAid

I matrimoni precoci sono illegali in quasi tutto il mondo. Ma continuano ad accadere nelle aree rurali e più isolate, a causa di povertà. Dare in matrimonio una sposa bambina,  per la famiglia di origine significa ricevere una dote che è spesso essenziale per la propria sopravvivenza. Viene considerata come una valida alternativa perché mancano istruzione, consapevolezza e sensibilità da parte della comunità che spesso è una realtà profondamente patriarcale.

Chi non conosce i propri diritti non può battersi per averli riconosciuti. E lo esprime bene la storia di Quamar, che arriva dall’Afghanistan, dove l’età minima per sposarsi è 16 anni per le ragazze. Quando ha compiuto 13 anni, Quamar è stata data in sposa a uno sconosciuto di 36. Era un’usanza del villaggio, e per lei trovare il coraggio di chiedere perché le stava accadendo era impossibile. Quando suo marito stava per dare in sposa la loro figlia di 15 anni, Quamar ha incontrato i volontari di ActionAid. Sono andati insieme dal capo del villaggio, che ha ceduto e revocato la promessa di matrimonio.

Ora voglio raccontare la mia storia e far capire che ce la possiamo fare a sradicare questa pratica. Spero che un giorno ogni ragazza e ogni donna possa avere gli stessi diritti degli uomini”, ha detto Quamar.

Samiun, invece, aveva 12 anni quando si è sposata. Oggi dopo otto anni e due figli, ha potuto raccontare la sua storia ad ActionAid. Samiun fa parte della comunità dei Rohingya, il popolo perseguitato in Myanmar. L’hanno data in sposa a 12 anni perché più la bambina è piccola più la dote offerta alla famiglia è alta. Ha provato a scappare da questo destino, due volte, tornando nel posto dove torna una bambina di 12 anni: a casa. Ma i suoi genitori non erano d’accordo con la sua scelta e la convincevano a ritornare sempre dal marito. Non aveva molte alternative ed è rimasta bloccata in questa situazione per 8 lunghi anni. Oggi è libera, e aiuta ActionAid con le attività di sensibilizzazione della comunità e delle ragazze, che invita a battersi per la propria emancipazione.

Essere sul posto… prima che sia tardi

L’obiettivo di ActionAid è quello di migliorare la vita delle persone delle comunità più povere del mondo con cambiamenti che abbiano effetti a lungo termine. E, spesso, questo significa arrivare in tempo. Prima che vengano calpestati i diritti.

Lo sa bene Sarda, 16 anni, dal Nepal. Durante il lockdown i suoi genitori hanno perso il lavoro per 7 lunghi mesi, durante i quali Sarda ha dovuto lasciare la scuola per stare con i fratelli mentre i genitori cercavano un’altra occupazione. Quando la situazione è un po’ migliorata, invece del ritorno a scuola si è cominciato a parlare di matrimonio. In quel momento i volontari di ActionAid stavano lavorando al fianco degli insegnanti della scuola per un programma di sensibilizzazione sulle conseguenze negative dei matrimoni precoci. È stato il papà di Sarda, il giorno dopo questo incontro, ad accompagnarla e iscriverla di nuovo per farle finire gli studi.  

Anche questa storia a lieto fine è stata possibile grazie ai 35,5 milioni di donazioni ricevute da ActionAid nel 2020. È grazie a queste che si riescono a progettare soluzioni a lungo termine, a sostegno dei bambini e delle località, per permettere a tutte le bambine del mondo di crescere libere. Dona ora!