24 Febbraio 2015

Ebola Sierra Leone

Ormai sono passati mesi dell’inizio di una delle più spaventose epidemie degli ultimi anni. Eppure in Sierra Leone si continua a combattere contro l’Ebola, anche se la malattia sembra che stia cominciando a rallentare.

 

Don’t touch

È una delle raccomandazioni che si possono leggere affisse sulle fatiscenti pareti degli slum che sorgono in Sierra Leone. Si tratta di un avvertimento. Perché l’Ebola si trasmette principalmente con il contatto fisico. Ma è una raccomandazione difficile da seguire in una zona dove nella stessa stanza vivono anche sei o sette persone, dove le strade sono talmente strette che è impossibile passare senza sfiorarsi.

 

Una vita sconvolta

L’Ebola sconvolge la vita di chi ha contratto la malattia. I bambini che hanno perso entrambi i genitori si trovano nella situazione più problematica. Chi ha avuto dei casi di Ebola tra i familiari spesso viene additato e visto con sospetto perché potrebbe essere portatore del contagio. Chi è riuscito a sopravvivere spesso non ha più un lavoro, non ha più una famiglia, non ha più niente.

 

Prevenzione

Fondamentale per bloccare la diffusione dell’Ebola. C’è bisogno di attività di sensibilizzazione, di centri di permanenza efficaci e attrezzati, di migliorare i sistemi idrici e sanitari, di diffondere adeguatamente le misure e le norme da seguire per prevenire il contagio. Tutto questo, al momento, è ancora troppo carente in Sierra Leone.

 

Le donne

Sono le più colpite, come capita sempre nei Paesi più poveri del mondo. Le donne sono sempre in prima fila per assistere i malati. Ma non disponendo di adeguati strumenti sono anche le più esposte al contagio. Le conseguenze per la loro salute sono gravi, specialmente nel periodo della gravidanza.

 

La lotta contro l’Ebola in Sierra Leone continua. Per combatterla c’è bisogno di strutture, strumenti, cibo, disinfettanti. C’è bisogno di tutto in un Paese a cui ormai resta ben poco. E tu puoi dare il tuo aiuto a questa causa, grazie all’adozione a distanza.