Donne picchiate, emarginate, mutilate. Donne alle quali è negato ogni diritto, che devono guardare in faccia incubi come fame, povertà e malattie, che subiscono carestie, siccità e inondazioni. Ma anche donne che non si arrendono. Come queste cinque.
Asna Hamo (Kenya)
Fino al 2008, la sua era stata una vita normale. Poi sono arrivate la spaventosa siccità e la conseguente carestia che hanno messo l’Africa in ginocchio. La mancanza d’acqua ha distrutto i raccolti e ucciso il bestiame. I suoi figli non avevano da mangiare. Suo marito, dal momento che non riusciva a guadagnare abbastanza, si è dato all’alcol e ha lasciato il villaggio.
Asna Hamo non si è arresa. Non poteva, visto che aveva i suoi bambini da sfamare, crescere e accudire. Ha subito cercato di darsi da fare, di lavorare, di impegnarsi per guadagnare abbastanza, per far fronte alla carestia e alla siccità. C’è riuscita grazie all’aiuto dell’adozione a distanza.
Barsha (Nepal)
In un Paese che sta ancora facendo i conti con le conseguenze dello spaventoso terremoto del 2015, Barsha, una ragazza che vive nella comunità di Bisnukantipur, non riusciva a sfamare i suoi bambini. Se la situazione non fosse cambiata, ben presto sarebbe stata costretta a prostituirsi.
Barsha non si è arresa. Ha ripreso a studiare e ha superato gli esami di decimo livello, l’equivalente del diploma in Italia. Adesso vuole specializzarsi nell’insegnamento. Per due motivi: costruire un futuro migliore per i suoi bambini e aiutare tante altre ragazze come lei.
Fatma (Siria)
Circa quattro anni fa, quando i bombardamenti su Damasco s’intensificarono, la sua casa fu distrutta. Fatma, tra mille difficoltà, riuscì ad arrivare a Baalbeck, in Libano, insieme a sua madre. Per lei, donna senza un marito (aveva intrapreso la strada per l’Europa), era difficile sopravvivere in un Paese così “tradizionalista”.
Fatma non si è arresa. In Siria, tagliava i capelli alle sole donne. In Libano, ha imparato a radere e tagliare i capelli agli uomini. Adesso lavora come un vero barbiere.
Hassana (Nigeria)
Quando scoprì di avere l’HIV, la sua vita cambiò completamente. Perché anche suo marito ne era affetto. L’uomo la cacciò di casa e le portò via la bambina, impedendole di vederla. Da un giorno all’altro, Hassana si ritrovò, letteralmente, senza niente. Per una donna nelle sue condizioni, vivere in Nigeria non è per niente facile.
Hassana non si è arresa. Dopo anni di battaglie legali, ha di nuovo una vita. Ha di nuovo una casa e può vedere la sua bambina. Adesso, è un avvocato e si batte perché le donne vedano i propri diritti garantiti.
Sabita (Bangladesh)
Solo chi ha vissuto le sue stesse tragedie può capire. Perché il Bangladesh è un Paese colpito ogni anno da devastanti disastri naturali: inondazioni, cicloni, siccità. Una catena senza fine di raccolti e case distrutte. In molti hanno deciso di scappare.
Sabita non si è arresa. E non è scappata dal distretto di Patuakhali. Ha seguito un corso di formazione per imparare a guidare la sua comunità e a ridurre rischi e conseguenze durante i disastri naturali. Nel 2013, quando il ciclone Mahasen ha colpito la sua comunità, ha lavorato ininterrottamente per tre mesi salvando decine di vite.