In occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, ActionAid e il Progetto Happiness hanno lanciato una nuova campagna contro lo sfruttamento del lavoro minorile.
Ideato da Giuseppe Bertuccio d’Angelo nel 2017, il Progetto Happiness lo ha portato in giro per il mondo e oggi è arrivato a incontrare i bambini lavoratori, sfruttati nelle fabbriche tessili di Dacca, in Bangladesh. Il reportage, disponibile sul canale YouTube di Progetto Happiness, mira a sensibilizzare sull’importanza del sostegno a distanza per cambiare il corso delle loro vite.
ActionAid e Progetto Happiness nelle fabbriche del Fast Fashion
Giuseppe è al nostro fianco dal 2022 e durante il suo ultimo viaggio in Bangladesh ha potuto documentare le condizioni di lavoro delle fabbriche tessili del fast fashion, in cui sono impiegati moltissimi bambini e bambine, e del cambiamento che ActionAid ha portato nella vita di migliaia di loro, creando spazi sicuri per proteggerli, garantirgli cibo, istruzione e supporto.
Tra gli anni 90 e i primi 2000, periodo che ha segnato l’esplosione del fast fashion, si sono riversate a Dacca milioni di famiglie per lavorare nelle sempre più numerose fabbriche di vestiti dedicate alla crescente richiesta di abiti da parte dell’Occidente. Ad oggi, ci sono 4 milioni di persone che vivono in 5000 baraccopoli in condizioni igienico-sanitarie estremamente pericolose.
A Dacca l'industrializzazione ha avuto un costo altissimo anche in termini di vite umane, come ha dimostrato a tutto il mondo il crollo del Rana Plaza, l’edificio commerciale di 8 piani che collassò nel 2013 causando 1134 vittime.
Il costo di questo fenomeno, però, è anche ambientale: ogni giorno nel fiume Buriganga, che attraversa la capitale, vengono rilasciati circa 21.000 metri cubi di acque reflue industriali non trattate, che causano gravi malattie respiratorie, intestinali e dermatologiche agli abitanti della città.
Le concerie di Dacca rilasciano nell’ambiente circostante 6.000 metri cubi di sostanze tossiche e 10 tonnellate di rifiuti solidi al giorno, mettendo a rischio la salute dei lavoratori e della popolazione. Le condizioni di lavoro nelle concerie sono disumane: operai senza protezione, spesso a piedi scalzi, lavorano immersi in liquidi tossici. I processi di lavorazione, che includono l'uso di polvere di calcio e solfiti di sodio, sono estremamente dannosi per la salute e molti di questi lavoratori non superano i 50 anni di età a causa delle esalazioni. Tutto per produrre beni di consumo a basso costo.
Nelle fabbriche tessili lavorano tantissimi ragazzi, bambini e bambine, con turni estenuanti per una paga di 4 euro al giorno. I bambini sono una risorsa per queste aziende, perché hanno mani piccole e precise e vengono retribuiti con salari irrisori. Questi bambini crescono esposti a sostanze nocive come il mastice, che alcuni di loro utilizzano come droga per gestire fame e fatica e che causa danni irreversibili al cervello.
La Happy Home, un luogo sicuro per i bambini
Ancora oggi, in tutto il mondo, il lavoro minorile è una realtà per più di 79 milioni di bambini, costretti a lavorare nelle fabbriche, nelle miniere o nei campi, in condizioni estreme, spesso vittime di maltrattamenti e abusi. Giuseppe ci porta a conoscere Jui, una bambina di 12 anni costretta ad abbandonare la scuola per sostenere la famiglia. Lavora nelle fabbriche di fast fashion, e a Giuseppe confida: "Il mio sogno era diventare medico, ma visto che non posso più farlo, lavoro nelle fabbriche di vestiti per pagare gli studi a mia sorella e farla diventare un medico".
Nessuna bambina dovrebbe arrivare a rinunciare ai propri sogni in così tenera età. Grazie al sostegno a distanza, come ActionAid abbiamo portato dentro la baraccopoli di Dacca la nostra Happy Home: uno spazio sicuro, che rappresenta un riparo per i bambini di strada, e garantisce non solo istruzione e svago, ma anche assistenza e supporto emotivo ai bambini sfruttati nelle aziende di Fast Fashion, trasformando le loro storie di sofferenza in storie di rinascita. Questi centri per bambini e bambine di ActionAid sono luoghi protetti in cui vivere la propria infanzia e sentirsi al sicuro. Oltre a ricevere sostegno educativo e psicologico, i bambini hanno la possibilità di sviluppare le proprie passioni, giocando e praticando attività come disegno, musica e danza.
Noor, anche lei di soli 12 anni, ci racconta: "Ho avuto un passato terribile. Prima nessuno si prendeva cura di me, qui mi danno da mangiare e controllano che stia bene. Questa casa mi fa sentire bene e spero che tutti possano trovare un luogo sicuro come questo".
In Bangladesh abbiamo raccolto storie di sogni infranti, ma anche di speranza e riscatto. Adottare un bambino a distanza significa offrire opportunità concrete a loro e alle comunità in cui vivono, contribuendo a creare un mondo più giusto. Quando Giuseppe chiede ai bambini delle Happy Home cosa è per loro la felicità, le risposte sono nelle piccole cose: cantare, disegnare, giocare a calcio, momenti di spensieratezza che ogni bambino dovrebbe poter vivere.
In Bangladesh, Vietnam, Cambogia e India milioni di bambini rischiano ogni giorno di dover rinunciare ai loro sogni a causa dello sfruttamento minorile nelle fabbriche di abbigliamento. Con un’adozione a distanza possiamo garantire loro il diritto all’infanzia, e riportare anche a bambine come Jui il lusso di sognare un futuro migliore. Diventa anche tu parte del cambiamento: adotta a distanza.