La Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia fu approvata il 20 novembre 1989. Sancisce, in maniera chiara, quali sono gli obblighi della comunità internazionale nei confronti dell’infanzia. Stabilisce anche il diritto al gioco per tutti i bambini. Un diritto che non sempre viene rispettato.
I bambini dovrebbero giocare…
Il diritto al gioco per tutti i bambini è sancito dai due commi dell’articolo 31:
comma 1. Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica.
comma 2. Gli Stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incoraggiano l’organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali.
…e studiare…
Chi non è istruito non ha alcuna possibilità di costruirsi un futuro migliore. Questo è particolarmente vero nei Paesi più poveri del mondo. Dove non saper né leggere né scrivere significa essere condannati solo alla fame e alla miseria.
Eppure, nel mondo, ci sono circa 757 milioni di adulti e 115 milioni di giovani che non hanno le più elementari competenze per quanto riguarda leggere e scrivere. Questo problema comincia quando si è molto piccoli. Perché le scuole sono troppo care, troppo lontane, o non ci sono per niente.
…invece di lavorare
I dati dell’Organizzazione internazionale del lavoro parlano chiaro.
- Nel mondo, ci sono circa 168 milioni di giovani che lavorano.
- Di questi, 120 milioni hanno un’età compresa tra 5 e 14 anni.
- Circa un terzo del totale svolge lavori considerati pericolosi: in miniera, nei campi, trasporto di pesi eccessivi.
L’importanza del gioco per i bambini
Il gioco è fondamentale per lo sviluppo del bambino. Giocando, il piccolo impara come funziona il mondo, a relazionarsi con gli altri, a usare l’ingegno e a impegnarsi per risolvere piccoli problemi.
Aiutare i bambini significa dar loro la possibilità di studiare, così che possano costruirsi un futuro migliore. E significa anche riconoscere la sacralità del diritto al gioco.